Recensione: Delirium
Secondo album per i Canadesi Hazzerd, ‘Delirium’, con il quale continuano, a due anni e mezzo di distanza, il lavoro iniziato con il più che valido ‘Misleading Evil’.
La band, rimasta tale quale, spara dieci tracce energiche e risolute, non spontanee come le precedenti perché più ragionate ed elaborate, ma altrettanto vive e letali.
In questo lasso di tempo il loro sound non è stato scalfito; è sempre un Thrash Metal genuino e ad alto amperaggio, aggressivo e furioso, solo più maturo perchè frutto della consapevolezza della maturità raggiunta.
I musicisti lavorano di squadra, mettendo in giusta evidenza le proprie capacità senza sovrapporsi uno all’altro.
Una voce al vetriolo, irosa e trascinante, una sezione ritmica corposa ed un lavoro di chitarra estroso e ricco sono una formula vincente, unita al non voler nascondere le proprie influenze ma bensì esaltandole, facendole proprie. Ad esempio, il lavoro di basso in ‘Victim of a Desperate Mind’ rimanda a Steve Harris, le chitarre gemelle in ‘Sacrifice Them (In the Name of God)’ ricordano gli Helloween di ‘Walls of Jericho’ e le linee melodiche della lunga strumentale ‘Call of the Void’ fanno tornare alla mente i Metallica più malinconici e struggenti.
Momenti o sezioni messi in luce dal talento del quartetto: non scopiazzature ma il risultato di quanto imparato inserito all’interno di un sound proprio, esternato con parecchio vigore e tanta tecnica.
Tecnica e abilità evidenziata in brani infuocati e frenetici, con tanto lavoro compositivo dietro per renderli articolati quanto incandescenti.
Fin dalle battute iniziali della già citata ed energica ‘Sacrifice Them (In the Name of God)’ il Thrash esplode e non si ferma, è un assalto sonoro continuo fatto di rullate, lunghi duelli di chitarre, riff segaossa e melodie enfatiche.
Brani come ‘A Tormented Reality’ e ‘Sanctuary of the Mad’ sono una cascata di note incandescenti ed è impossibile rimanere indifferenti al ritmo nevrastenico di ‘Dead in the Shed’, un Rock ‘n’ Roll portato all’eccesso che si conclude con il botto.
Gli Hazzerd non ci fanno mancare neanche passaggi raffinati, come le legature progressive nei momenti iniziali di ‘Call of the Void’ e di ‘Waking Nightmare’, il valzer elettrico che conclude marzialmente ‘The Decline’ o l’assolo melodico accompagnato da un’emozionante chitarra classica nella conclusiva ‘The End (Outro)’.
In definitiva le potenzialità intraviste ascoltando ‘Misleading Evil’ sono tutte venute fuori. ‘Delirium’ non delude le aspettative e ci mostra una band in gran forma e piena di risorse che vuole scaraventarsi impetuosamente sul suo pubblico. E’ noto che il terzo album è quello decisivo per il futuro di un gruppo. Attendiamo …