Recensione: Delta
I Visions of Atlantis sono una symphonic metal band austriaca formatasi nel 2000 che deve il proprio nome all’interesse
dei singoli membri per il mito della città perduta di Atlantide. Epicità e mistero infatti sono i marchi di fabbrica di
questa band, resi tali dall’utilizzo sapiente delle orchestrazioni, sempre ben amalgamate all’interno delle partiture.
Quello che si ha davanti con il nuovo lavoro del complesso, Delta, è un universo di suoni e di colori resi ancora più
vivi dalla produzione al limite della perfezione, dove ogni elemento, mixato nel migliore dei modi, recita un ruolo
fondamentale. Con un ascolto approfondito ci si imbatte nella ricerca certosina da parte della band di un contatto intimo con
l’ascoltatore, grazie a inserti di tastiera delicati, atmosfere rarefatte e ipnotiche e, nello stesso istante, ci si ritrova
catapultati in una battaglia di emozioni sempre nuove, avvolti nella leggerezza della sessione ritmica.
Uno dei punti di forza delle composizioni dei Visions of Atlantis risiede nella volontà di affidarsi a
una selezione di brani sempre ben equilibrati tra di loro, dove nessuno ha il sopravvento sull’altro e la loro unione genera
un granitico muro sonoro. Si tratta di una scelta sicuramente vincente che viene certificata già dalle prime note dell’opener
Black River Delta: una canzone veloce e articolata dal delicato sapore “rhapsodiano” grazie ai suoi frammenti epici e
adrenalinici.
Con la successiva Memento la band dà forma alle sue fantasie, affidandosi a una sinistra introduzione di grammofono
ben adagiata sul tappeto epico creato dalle orchestrazioni che donano momenti di pura epicità in un contesto musicale
complesso ma reso affascinante da un crescendo sempre più evidente della componente drammatica.
La generosità compositiva di questo album risiede nella possibilità di trovare al suo interno anche pezzi più diretti e
orecchiabili, come la hit New Dawn, brano veloce senza fronzoli, di breve durata e Where Daylight Fails, forse
la traccia meno ispirata del disco, ma comunque piacevole all’ascolto.
Ammaliati dal trionfo di epicità di Conquest Of Others, ci si addentra in quello che forse è il trittico migliore del
disco: si comincia con Twist Of Fate, un pezzo energico che traspira da tutti i pori pathos ed epicità; si continua
con Elegy Of Existence, di gran lunga il brano più potente dell’intero album grazie alla sessione ritmica devastante e
i suoi ricami operistici perfetti e si conclude con la dolcissima ballad Reflection, un brano intimo e riflessivo,
elegante dalla prima all’ultima nota. La strumentale Sonar e l’articolata Gravitate Towards Fatality chiudono
egregiamente Delta.
In conclusione, l’ultima fatica dei Visions Of Atlantis è un album di grande spessore che però al suo interno possiede alcune
zone d’ombra costituite dalle prestazioni vocali non eccellenti dei due cantanti Maxi Nil (voce femminile) e Mario
Plank (voce maschile): il contrasto vocale che i due non riescono a esprimere durante alcune fasi dell’album, provoca un
conseguente e decisivo appiattimento del songwriting. Se si tratta di un peccato veniale o mortale, saranno gli ascoltatori a
deciderlo, intanto a detta di chi scrive, la band viene promossa a pieni voti.
Ottavio “octicus” Pariante
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Tracklist:
1. Black River Delta
2. Memento
3. New Dawn
4. Where Daylight Fails
5. Conquest Of Others
6. Twist Of Fate
7. Elegy Of Existence
8. Reflection
9. Sonar (instr.)
10. Gravitate Towards Fatality
Line up:
Maxi Nil: Female Vocal
Mario Plank: Male Vocal
Werner Fiedler: Guitar
Thomas Caser: Drums
Martin Harb: Keyboard
Mario Lockert: Bass