Recensione: Demigod

Di Alberto Fittarelli - 14 Novembre 2004 - 0:00
Demigod
Band: Behemoth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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90

Splendido, di nuovo splendido l’ennesimo capitolo della saga Behemoth:
band polacca reinventatasi dal 1999 in versione death metal dopo un
rispettabilissimo passato black, il quartetto ha saputo da allora sfornare
sempre e solo dischi unici, pezzi imprescindibili nella collezione dei death
metal fans. La compattezza di Satanica, le struttura complicate di Thelema.6,
l’epicità diffusa di Zos Kia Cultus: tutto risuona ed echeggia in questo
nuovo platter, ancora una perla incastonata in una discografia ricchissima e
quasi perfetta.

Presentandosi alla grande con un artwork difficilmente eguagliabile in questo
settore, la band si propone in una veste sicuramente più elaborata di quella
che ci offriva col predecessore, pubblicato già 2 anni fa: lo scheletro dei
pezzi torna ad ingarbugliarsi, senza mai danneggiarne la qualità, come già nel
citato Thelema.6, con notevoli influenze floridiane a fare da padrone in
più di una composizione. Ma quello che aggiunge, se possibile, valore al tutto
è il feeling che il gruppo ha saputo trasporre nella sua musica, cosa
assolutamente rara per una band di death metal violento come la
loro: assimilabili in questo ai Nile (non a caso il leader del gruppo americano,
Karl Sanders, è ospite per un assolo nel pezzo XUL), i Behemoth
lasciano da parte i triti schemi nordici per ripercorrere la mitologia
mediterranea, con la figura del “Semidio”, il Demigod appunto,
plasmata ad arte nelle lyrics di Nergal per fungere da simbolo della
figura individuale proposta. Non pensate a banalità da copia/incolla di testi
truci, di tutto questo non vi è traccia nè nelle parole nè nella musica del
combo, che dimostra una personalità ormai in grado di porla sullo stesso
livello dei totem americani e svedesi.

Nergal è un compositore di primissima scelta, e lo dimostra con
canzoni come l’opener Sculpting the Throne ov Seth, ad esempio: in
4 minuti e mezzo troverete tutto quello che una death metal song deve avere nel
2004. Impatto, semplicità ma non noia, ritmiche articolate ma non dispersive
(impressionante come sempre il lavoro di Inferno alle pelli), riffs e
melodie (sepolte ma presenti) capaci di imprimersi a fuoco nella memoria
dell’ascoltatore, e di spingerlo al riascolto ripetuto per apprezzare a fondo
ogni singolo arrangiamento. Stesso discorso per brani come la title-track,
tra le più epiche mai scritte dai polacchi; o per Mysterium Conjunctionis
(Hermanubis)
. Ma sono gli esempi che fortunatamente potrei cambiare di
giorno in giorno, a seconda del mood, e che mi mettono in difficoltà come in
tutte le recensioni di dischi del tutto riusciti, intoccabili. Vogliamo infatti
parlare del lusso che i Behemoth si concedono con gli 8 minuti abbondanti
della conclusiva The Reign ov Shemsu-Hor? Una vera e propria
suite, in grado di competere con pezzi che ormai hanno fatto storia.

Solo un’ombra mi sento di rilevare su questo album: una scelta sonora, per
quanto riguarda le vocals, assolutamente infelice. Nergal infatti vede
soffocato il suo timbro classico da filtri elettronici e sdoppiamenti vocali che
rendono a volte addirittura eccessiva la quantità di bassi presenti nelle linee
vocali, e la cosa non si accorda assolutamente al citato feeling presente nelle
canzoni; un’imperfezione forse minima, ma notevole per un gruppo che fa del
perfezionismo in senso generale un proprio punto di forza. Una scelta
spiazzante, ma nulla che impedisca di apprezzare le indubbie doti dell’album.

Ormai sta quindi diventando quasi scontato scrivere dei Behemoth, come
di tutte le bands (ormai rare) che non sbagliano un colpo pur permettendosi
cambiamenti di sound ed evoluzioni ragionate, graduali ed assolutamente mature.
Uno dei dischi dell’anno, sicuramente.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Sculpting the Throne ov Seth
2. Demigod
3. Conquer All
4. The Nephilim Rising
5. Towards Babylon
6. Before The Aeons Came
7. Mysterium Coniunctionis (Hermanubis)
8. Xul
9. Slaves Shall Serve
10. The Reign ov Shemsu-Hor

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