Recensione: Demo 02
Questo demo, risalente oramai ad un anno fa, precede la buonissima prova dei Bowel Stew sul loro recente full-lenght dal titolo Necrocannibal Rites, ed è impossibile non ritrovarvi forti tracce di quello che non mi fa paura definire come stile. Segno di una progressione e di una ricerca volute e perseguite, che ha dato come risultato la produzione di un ottimo album, ai livelli dei migliori act internazionali nell’ambito del grind.
Sostanzialmente mi ritrovo a dovervi dire le stesse cose segnalate nell’altra recensione, con qualche leggera differenza nella scelta di privilegiare un po’ di più le parti veloci e ovviamente un suono buono ma non all’altezza del full-lenght. In certe situazioni l’approccio è meno marcatamente personale, e si adagia su canoni molto più standard, ma questo col senno di poi non posso che leggerlo come un’ulteriore prova della loro evoluzione. E nell’immediato non è certo questo a danneggiare un lavoro molto buono, a cui è stato sicuramente dedicato un grande sforzo per arrivare ad un risultato degno.
Grind non eccessivo in velocità, con un ampio margine lasciato al riffing, mai particolarmente mascherato dall’irruenza della sezione ritmica, e sostenuto da una voce ultra-gutturale, che verrà poi portata ancora più all’estremo. I Bowel Stew sembrano predilire decisamente brani dalla durata medio-lunga (con i riferimenti dovuti al genere…), imbarcandosi nella difficile prova di non annoiare e di sapersi rinnovare nel giusto modo anche nell’ambito della stessa canzone. Unica pecca, le intro alle canzoni, ogni tanto veramente di troppo.
Nonostante la relativa moderazione del gruppo quando si parla di velocità, è encomiabile l’intensità che riescono a dare al lavoro, effetto certo non imputabile al mixer ma al modo in cui hanno costruito le canzoni. Il lavoro di chitarre riempie sempre nel giusto modo, non arrivando mai all’inascoltabilità anche quando si sposta su tonalità piuttosto basse e vi rimane a lungo. Insomma, un demo che non nasconde la sua natura “casereccia” per la registrazione, ma che allo stesso tempo non è evidentemente il frutto di un gruppo di principianti…
E che non stiamo parlando di principianti i Bowel Stew ce l’hanno oramai ampiamente dimostrato! Questa recensione appare solo ora perchè ho avuto il demo in contemporanea con il full-lenght, e, se da un lato dispiace non aver potuto dare visibilità ad un lavoro quando se la meritava, dall’altro mi fa piacere poter avere un doppio riscontro di una stessa sensazione. La sensazione, per essere precisi, di un gruppo che ha scavalcato con la qualità le barriere della scena nazionale per andare a dire qualcosa ai propri colleghi all’estero; uno schiaffo a chi crede che in Italia possiamo sfornare solo gruppi spazzatura.
Matteo Bovio