Recensione: Demo 2002

Di Alberto Fittarelli - 21 Aprile 2003 - 0:00
Demo 2002
Band: Emptymist
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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82

Solo due canzoni vanno a costituire il demo di questi 5 ragazzi, una vera perla di death tecnico e melodico, con un’importantissima componente sinfonica a sorreggere la struttura dei pezzi.

Era parecchio tempo che non sentivo provenire dall’area italiana un gruppo così valido in questo genere, con la capacità di non stancare neanche dopo ripetuti ascolti: i pezzi sono davvero ricchi di idee, e mi hanno ricordato più volte una gloria ormai scomparsa del panorama italico, i Sadist di “Tribe”, da cui gli Emptymist sembrano riprendere l’uso di particolari suoni “progressivi” incastonati in un tessuto estremo ed intricato.
Solo due pezzi, dicevo, che ci mostrano però la compattezza del combo e la mancanza quasi totale di sbavature: la prima Closed 2 parte con un’intro di piano ben orchestrata ed impreziosita da un ottimo lavoro di chitarra sullo sfondo, per poi sfociare in una death song articolatissima ma compatta. Da notare sicuramente il lavoro alla batteria di Alessandro “Rullo” Durini, fantasioso e preciso; è lui anche il cantante titolare della band e con ottimi risultati, anche se a mio parere bisogna lavorare un po’ sulle variazioni di timbro, per non creare una sensazione di eccessiva “piattezza”. Tutto le parti strumentali fluiscono senza intoppi e risultano perfettamente omogenee, senza annoiare o fare perdere il filo del pezzo, e la registrazione è così buona da premiare gli sforzi del gruppo per quanto riguarda i particolari di ogni singolo arrangiamento.

Per l’incipit della seguente Haven bisogna scomodare ancora il succitato “Tribe”: l’intro di tastiera e basso sembra proseguire infatti lo stesso filo logico della title-track di quel disco, incastrandosi poi benissimo in un insieme di riffs serrati, rotti di nuovo nella parte centrale dalle ottime tastiere di Alessandro Colombo. La canzone è più breve dell’opener, forse il tutto risulta più concentrato ed allo stesso tempo più sperimentale; secondo me si tratta comunque del pezzo migliore, davvero un gioiellino.

Mi sento forzato a non dare un voto altissimo a questo CD solo in ragione del fatto che due pezzi sono comunque proprio poco per poter giudicare in prospettiva il lavoro della band, bisognerebbe sentire un disco intero, sapendo anche che molto spesso bands di questo genere, sulla lunga distanza, risultano dispersive ed a lungo andare annoiano; ma non è questo sicuramente il caso, sono convinto che gli Emptymist meritino un dialogo serio con una label in previsione di un full-lenght: disco che, se continuerà su questi livelli, sarò di sicuro il primo a comprare.

Alberto “Hellbound” Fittarelli

Tracklist:

1. Closed 2
2. Haven

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