Recensione: Demo 2005
Qualche anno fa sarebbe bastato muovere un passo in un ideale negozio di metal superfornito (… ah! quale utopia…), per venire sommersi da dischi fotocopia di death melodico; una sbronza che trovai difficilmente sopportabile a suo tempo, ad oggi fortunatamente smaltita. Ascoltare questo mini demo di 15 minuti e tornare indietro nel tempo è stato comunque gradevole tanto quanto il risultato garantitoci dai Subliminal Fear, nati nel 2001 dall’unione d’intenti di Ivano (batteria), Alessio (basso) e Carmine (voce), arrivati a registrare il Demo 2005 dopo un periodo travagliato.
Si è detto svedish death e così sia, citiamo qualche nome quale In Flames, At the Gates e magari Dark Tranquillity, ma non leghiamoci indissolubilmente ai monicker in questione bensì concentriamoci principalmente sull’essenza della targhetta attaccata fuori dalla loro porta: death metal melodico.
Demo 2005 è un dischetto riuscito, ben architettato e suonato con padronanza tecnica adeguata al settore, melodie e strutture intersecate tra loro con profitto e capaci di trasmettere sensazione complessivamente positive in ognuno dei tre pezzi. Brani ordinati, piacevoli giochi tra le due chitarre dalle classiche ritmiche vispe e registrazione all’Half Moon Studio di Bari con risultati di prim’ordine; tutte caratteristiche positive, tanto quanto le intuizioni del quintetto, anche se trovo ci siano alcune zone d’ombra più o meno importanti sulle quali fare chiarezza.
Formalmente, non c’è un pezzo che suoni “sbagliato” o mal eseguito, ma per ognuno di essi potrei lamentare un’eccessiva durata che andrebbe cesellata, come nel caso dell’opener “My Pain Unfold”, il cui sviluppo reale termina attorno ai tre minuti per poi ripetersi sino alla fine. Comunque, la pecca principale che non mi soddisfa per nulla rimangono le vocals: l’impostazione scelta da Carmine non ha gran peso, un simil scream molto più “simil” che altro, al quale alla lunga ci si abitua ma che ai primi ascolti non suona una scelta felicissima, anche se denota la voglia di trovare l’espressività in un’interpretazione il più possibile vitale.
Mi auguro che la band aggiunga mano mano maggiori dosi di spirito, personalità e grinta senza snaturarsi o slavarsi con influenze modaiole, come avvenuto per uno dei “grandi” già citati (a voi il capire quale), puntando sempre di più su dinamismo e tecnica esecutiva ai quali spero i cinque sapranno a lavorare con lena.
Buon demo e potenzialità da vagliare sulla lunga distanza, slegandosi dagli schemi per sentirsi liberi di scrivere musica dalle trame riuscite, ma con un pizzico in più di menefreghismo per le regole di settore che potrebbero fagocitarli.
Tracklist:
01. My Pain Unfold
02. Anger of Betrayed
03. Frailty