Recensione: Demo 2008
Affascinante e spiazzante: due termini che riassumono solo alcune delle caratteristiche del progetto Struldbrug, una one-man band genovese nata da un’idea di Vite, abile polistrumentista proveniente dal gruppo crossover dei Bigora, dal psych rock dei Buio Omega e dagli industrial Hexahedral Beard.
«L’ idea Struldbrug nacque una notte davanti al frigorifero: la bottiglia del latte cominciò a fare domande a cui era impossibile rispondere, i salumi pregavano in lingue sconosciute, le uova tremavano intonando canzoni orrorifiche. L’ indomani la mia cameretta sarebbe stata risucchiata da un cheeseburger spaziale al gusto di terra bruciata. Capii che qualcosa era cambiato nella mia vita.»
La biografia rispecchia nel suo modo di essere “avanguardistica” la musica proposta dal gruppo e comunica ai curiosi tutto quello che è davvero necessario sapere. Precedenza quindi alla musica della band che porta lo stesso nome della popolazione di uomini immortali dei Viaggi Di Gulliver di Jonathan Swift.
Dietro la copertina che propone uno degli studi di anatomia di Leonardo Da Vinci si nascondono quattro brani per circa mezz’ora di ottima musica di pura sperimentazione, acuta, travolgente e sorprendente nella sua capacità compositiva.
Rumori di insetti notturni, pianoforti e strumenti ad arco sono le armi con cui Struldbrug riesce a creare l’introduzione di Horrible Fingers, dandogli il sapore di una serata estiva in un prato, immagine sufficientemente distesa da rendere travolgente e formidabile l’attacco sonoro successivo. La musica diventa un fiume in piena disarmonico e irregolare, in cui le chitarre tentano di riemergere dalla corrente; le distorsioni sono unghie che graffiano una lavagna, i piatti della batteria sono spilli che si conficcano nelle orecchie. Questa disarmonia progettata con lucidità ricorda per alcuni aspetti una versione pervertita degli Ephel Duath più cervellotici e si alterna a parti meno impetuose dove i vari strumenti prendono il netto sopravvento sugli altri, ora le tastiere, ora le chitarre, che sembrano scegliere senza logica le note da utilizzare negli assoli, mentre il brano muore sulle partiture caotiche con cui è iniziato.
Il disco prosegue con Pigs And Other, un brano dal piglio più aggressivo e psichedelico, ricco di riff di chitarra grassi e corposi e da incursioni di sintetizzatori che si muovono su partiture sincopate e ossessive dall’animo scuro, fondendo in un vortice di sensazioni contrastanti momenti di musica molto diversi tra loro. È ora il turno di Metilene, traccia nervosa e schizofrenica ricca di linee di chitarre abilmente intrecciate tra loro, dove linee distorte ma soffocate e altre pulite tracciano trame cupe e ossessive che lasciano poi spazio a momenti di furia nervosa, interrotta in modo quasi sorprendente da una dilatazione sonora che ricorda lo sludge d’atmosfera degli Isis, con cui muore la canzone.
Il disco si conclude con Der Berggeist, brano psichedelico che strizza l’occhio sia ai Pink Floyd più psichedelici, sia a quelli più distesi e melodici di A Momentary Lapse Of Reason, rievocati dalle parti soliste di chitarra con in sottofondo il suono dell’acqua che scorre. Ritornano i rumori notturni dell’inizio, mentre il suono insistente e monotono del sintetizzatore risulta quasi essere disturbante, fino a che la tensione creata si infrange per qualche breve momento su un nuovo muro sonoro, imprigionato nell’onda che non li può contenere tutti e li distorce.
Il progetto Struldbrug, qualunque sia la sensazione che dà a chi lo ascolta ha un merito, quello di non lasciare indifferenti. Si tratta di una sperimentazione musicale intelligente e sorprendente che vi trascinerà lontano e a voi sarà affidato il compito di capire dove.
Silvia “VentoGrigio” Graziola
Tracklist:
01. Horrible Fingers
02. Pigs And Other
03. Metilene
04. Der Berggeist
Lineup:
Vite: tutti gli strumenti