Recensione: DemOne
Gli Elm Street, come da note biografiche, nascono a Costa Volpino, in provincia di Bergamo, nel luglio del 2010, da un’idea di Nicola Melillo (1992, chitarra) e Giuseppe Lollio (1990, voce e basso), entrambi usciti da esperienze musicali precedenti molto deludenti. Un paio di mesi dopo entra in formazione Gian Luigi Turelli alla batteria (1990) e la line-up si stabilizza definitivamente su tre elementi. Il nome del gruppo nasce da un’idea di Giuseppe Lollio, grande appassionato di film horror anni ’80, dal titolo originale del film Nightmare, ossia A Nightmare on Elm Street.
Mostrando fin da subito gli attributi, questa nuova Berghèm Brigade si rifiuta di proporre cover di altri puntando su materiale esclusivamente proprio. Il che non preclude varie date dal vivo in provincia di Bergamo e Brescia, che culminano con la vittoria nel contest fra band emergenti con successiva esibizione in quel di Pisogne, sul lago d’Iseo. E’ del settembre 2011 l’incisione del primo demo, contenente due pezzi, intitolato DemOne, oggetto della recensione e dal packaging minimale.
Utilizzando le parole degli stessi Elm Street, il testo del primo brano, When The Night Fills The Light, è basato sulla mitologia Lovecraftiana dei Grandi Antichi (Cthulhu) ma anche su di un racconto di Stephen King (N., della raccolta Al Crepuscolo). La prima parte della canzone parla di un uomo e della sua missione di impedire a divinità esterne di prendere possesso del nostro mondo conservando l’armonia in un druidico circolo di pietre, la seconda parte parla del suo fallimento e del catastrofico avvento di queste malvagie divinità che si riversano nel nostro Mondo tramite l’ormai caduto circolo di pietre e dell’olocausto che tutto ciò determina. La parte finale è invece molto nichilista e parla della sconfitta del genere umano e della sua inevitabile fine.
Musicalmente, When The Night Fills The Light parte ragionata, tendente al dark e andando a pescare in quel retrogusto anni Settanta che non ci si aspetterebbe da una band HM al debutto. Anche il cantato è lamentoso, a tratti recalcitrante, ma capace di permeare l’atmosfera con quel quid di magia che sapevano fare, alla grandissima, i The Doors. Se ne vanno quattro minuti e rotti, poi irrompe la chitarra e la voce di colpo si inacidisce, ricordando nientepopodimeno che sua maestà Steve Sylvester a inizio carriera. Il ritmo cresce ma senza esagerare, puntando al pathos generale più che alla stoccata definitiva.
Sempre riportando fedelmente quanto espresso dagli Elm Street, il testo di Lucienne’s Story, il secondo brano in scaletta, si basa su di una vecchissima leggenda locale, di quelle che le nonne raccontano ai nipotini per farli spaventare e parla per l’appunto di Lucienne, una ragazza che nata in un rurale paesino nel Medioevo più oscuro (born in a deadly and dark age), la quale, nel tornare a casa dopo essere stata al pozzo a prendere l’acqua per la famiglia, si smarrisce nella foresta ove incappa in un uomo celato dall’ombra e del quale vede solo i magnetici occhi e che la invita a danzare. Nonostante la sua coscienza le dica di non farlo lei cede e prova una sorta di esperienza mistica. Tornata al villaggio non può fare a meno di raccontare quanto accaduto ad un’amica la quale confessa il tutto al prete del villaggio. Costui è quindi convinto che la ragazza abbia danzato con il demonio e le conseguenze sono immaginabili: la ragazza deve bruciare sul rogo. La seconda parte della canzone è un discorso diretto del prete che accusa la ragazza, prima dei mandarla al suo tragico destino.
L’atteso attacco frontale da parte degli Elm Street pare non arrivare nemmeno con questa Lucienne’s Story, che per più di tre minuti si concede ancora immersioni oscure Seventies per poi finalmente esplodere su di un riffone HM straclassico, letteralmente rubato da qualche tetra e umida cantina della Nwobhm. Il brano si chiude all’insegna dell’ortodossia metallica, supportato dal voce acida di Giuseppe Lollio, ragazzo che sa esprimere inquietudine in musica nonostante la giovine età e qualche inevitabile ingenuità.
Due brani sono davvero pochi per potersi fare un’idea completa di una band, quello che però spicca è la ricerca di sonorità sopite, per certi versi difficili, da parte dei tre metaller di Costa Volpino. Il gruppo punta senza ombra di dubbio sulla ricerca a discapito dell’immediatezza, tanto che entrambe le canzoni assommano a più di un quarto d’ora di musica. Scelta coraggiosa, la Loro, sicuramente perfettibile. Nell’attesa di riscoprire la band sul lungo termine con più frecce al proprio arco, basti il consiglio di tenerli assolutamente d’occhio, i margini di miglioramento già si intravvedono all’orizzonte.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Tracklist:
1. When The Night Fills The Light
2. Lucienne’s Story
Line-up:
Nicola Melillo – chitarra
Giuseppe Lollio – voce, basso
Gian Luigi Turelli – batteria