Recensione: Demonic Art
Gli alfieri del death/thrash europeo sono tornati, esattamente a tre anni di
distanza da quel gioiellino di
Layers Of
Lies, con il quale i Darkane riuscirono a raggiungere il punto più alto della
loro carriera. Ma qualcosa è cambiato in questo lasso di tempo, prima di tutto
il passaggio da Nuclear Blast a Massacre Records e, sopratutto, un vistoso
cambio per quanto riguarda la line up della band: fuori il singer Andreas Sydow,
dentro il sostituto Jens Broman (Construcdead, The Defaced
e Hatelight).
Ed ecco quindi arrivare Demonic Art, quinto sigillo messo a
segno dai Darkane. L’evoluzione alla quale abbiamo assistito durante
tutta la carriera della band svedese sembra esser giunta al capolinea e il sound
è oramai un marchio di fabbrica riconoscibile a miglia di distanza. Resta il
fatto che però qualcosa è mutato nuovamente, anche se in piccolissima parte:
prima su tutte una produzione che, grazie al cambio di etichetta, si distacca
dagli standard di casa Nuclear Blast, risultando essere di gran lunga più
possente e rocciosa. Anche le strutture dei brani subiscono un leggero cambio di
rotta: le ritmiche sono sì più semplici e prevedibili, ma il tutto va
sicuramente a garantire un maggiore impatto sonoro durante l’ascolto.
L’inizio è affidato all’intro sinfonica Variations Of An Eye Crush
che precede le violente bordate dell’opener Leaving Existence,
seguita al volo dalle aperture più melodiche sui refrain della title-track.
Nemmeno il tempo di riprendersi dagli attacchi frontali subiti con le prime
tracce, che subito ci si ritrova nuovamente investiti da veri e propri pugni
nello stomaco rilasciati dalle successive Absolution ed Execution 44,
entrambe caratterizzate dai riff di chitarra più thrash-oriented e refrain dal
retrogusto nettamente catchy. Il poker d’assi iniziale non lascia scorgere alcun
dubbio: la band svedese non ha la minima intenzione di adagiarsi sugli allori
dopo i successi riscossi con Layers Of Lies, né tanto meno sembra
aver accusato il colpo dopo la dipartita dell’ottimo Andreas Sydow. Ed è
proprio a causa dal vuoto lasciato da quest’ultimo se la maggior parte delle
attenzioni degli ascoltatori saranno rivolte verso il “sostituto” Jens Broman,
il quale non si preoccupa per niente della pesante eredità raccolta e si
mette in bella mostra con un’ottima prestazione a livello vocale. Con lo
scorrere del disco il combo di Helsingborg continua a pestare duro fra
accelerazioni turbolente e aperture melodiche ben congeniate, il tutto guidato
come sempre dal drumming incalzante di Peter Wildoer e dalla premiata
ditta Malmström/Ideberg. Su tutte spiccano le rocciose Soul Survivor
e The Killing Of I, sebbene le restanti tracce rimangano
ugualmente fisse su standard qualitativi molto alti.
La corsa dei Darkane continua senza passi falsi, quindi. La band
svedese riesce a centrare il quinto bersaglio consecutivo su altrettanti album
pubblicati sino ad ora, dando prova di una freschezza di idee e di una
continuità a livello compositivo che non tutti possiedono, meritando sicuramente
di veder affiancato al proprio monicker il sinonimo di qualità.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Variations Of An Eye Crush
02 Leaving Existence
03 Demonic Art
04 Absolution
05 Execution 44
06 Impetious Constant Chaos
07 Demigod
08 Soul Survivor
09 The Killing Of I
10 Wrong Grave
11 Still In Progress
Line Up:
Jens Broman: vocals
Christofer Malmström: guitars
Klas Ideberg: guitars
Jörgen Löfberg: bass
Peter Wildoer: drums