Recensione: Depths
Primo full-length per i giovanissimi statunitensi (Chicago, Illinois, U.S.) Oceano che, formatisi nel 2006 e dopo un demo auto-prodotto nel 2007, arrivano subito alla stipula del contratto discografico con la Earache Records per dare alle stampe Depths (con musiche scritte dal gruppo, testi elaborati da Adam Warren, produzione a cura del gruppo e di Joey Sturgis).
La formazione attuale è composta da Adam Warren alla voce, Tristan McCann alla chitarra, Andrew Mikhail alla chitarra, Jason Jones al basso e Daniel Terchin alla batteria, con la partecipazione di Joey Sturgis alle tastiere ed alle campionature.
Pur essendo giovani ed alle prime armi, i ragazzi di Chicago dimostrano una solida preparazione tecnica, sciorinando il loro Deathcore con disinvoltura e decisione.
Elementi del moderno Death Metal sono infatti miscelati ad altri del Metalcore, per formare un composto tuttavia spostato in maniera netta verso il Death stesso. In questa direzione conducono il growl (predominante rispetto allo scream) insano e mucillaginoso di Adam Warren, il riffing pesantissimo delle chitarre, esageratamente (non in senso negativo) distorte e compresse, e le numerose parti di batteria in blast-beats.
Ma a far la differenza, a parere di chi scrive, è la profondità (non a caso, si veda il titolo del disco) e la visionarietà del groove del quintetto americano.
Praticamente, tutti gli elementi musicali sono orientati verso le frequenze più basse della banda musicale: la produzione, ottima, consente di individuare facilmente i vari strumenti, costantemente impegnati a trasfondere quell’opprimente senso di profondità sopra menzionato, assieme ad una pesantezza quasi schiacciante, ammantata da toni spesso cupi e bui.
Non di rado, l’insieme è infatti così ridondante da generare veri e propri “tonfi” e “colpi”.
Non mancano certamente momenti di velocità estrema (le sfuriate presenti in “A Mandatory Sacrifice”, “Samael the Destroyer” ed “Empathy for Leviathan” ad esempio), ma a caratterizzare in maniera decisa il lavoro sono le parti lente, addirittura assimilabili al Doom (angosciosamente pesanti le parti rallentate di “Inhuman Aflication”, “A Mandatory Sacrifice”, “Samael the Destroyer”), che accompagnano l’ascoltatore, metro dopo metro, gradualmente, a discendere nei più profondi, grigi abissi dell’animo umano (“Descent”).
Da quanto sopra si può quindi evincere che il songwriting del gruppo ha come caratteristica peculiare la creazione di poderosi e massicci brani ibridi lento/veloce come “District of Misery”, oppure “With Legions…”, arricchita da parti campionate provocanti trance da soffocamento, come anche “Slaughtered Like Swine”, “Plague Campaign”.
Spicca inoltre, fra i pezzi, seppur in misura minima, il Death nella sua forma meno contaminata (“Fractured Frames, Scattered Flesh”, almeno nella prima parte).
Sostanzialmente assente la melodia, se non in alcuni, rarissimi passaggi (“Disgust for Your Kind”, la strumentale “Abysm”).
Il risultato finale è in ogni caso apprezzabile: il gruppo riesce a definire una propria identità, proponendo momenti originali sempre con ordine e pulizia di esecuzione.
Non ci sono elementi ne’ di merito assoluto, ne’ di particolare demerito: l’ago della barometro è comunque costantemente spostato verso il bel tempo.
Forse un cantato meno monocorde e più vario avrebbe contribuito ad un miglioramento generale del progetto, considerato che uno dei titoli più riusciti è la strumentale, ipnotica “Depths”, che riassume a se tutte le peculiarità sparse qua e là dal gruppo lungo tutta la durata dell’album e, soprattutto, che dimostra l’alto potenziale artistico del gruppo stesso.
Daniele “dani66” D’Adamo.
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Tracklist:
1. Descent 00:57
2. Inhuman Aflication 03:16
3. A Mandatory Sacrifice 04:04
4. Samael the Destroyer 03:52
5. Fractured Frames, Scattered Flesh 02:35
6. Disgust for Your Kind 03:12
7. Depths 06:24
8. District of Misery 03:12
9. With Legions… 04:03
10. Slaughtered Like Swine 03:08
11. Empathy for Leviathan 02:56
12. Plague Campaign 04:06
13. Abysm 02:22
All tracks 44:07