Recensione: Derangeable
Freschi freschi di una pirotecnica esibizione in quel del Dissonance Festival e complice la recente uscita del secondo album in carriera, i britannici Aliases appaiono ben decisi a ritagliarsi un degno spazio nell’ambito della scena progressive metal internazionale di ultimissima generazione.
Benissimo presentato da una spettacolare copertina a metà strada tra la miniatura di un amanuense e la copertina di una graphic novel, il successore di “Safer Than Reality”, propone una riuscita mistura di math/hardcore à la Protest The Hero e djent nervoso e incazzato alla maniera dei The Safety Fire, senza dimenticare la lezione dei SikTh.
Tra i solchi di “Derangeable”, rispetto al predecessore, non si ravvisano particolari modifiche nella concezione dei pezzi, i quali rimangono come da manuale incentrati sul guitar work articolato e abrasivo di Leah Woodward e Pin – quest’ultimo già udito all’opera proprio con i SikTh – e sul randellare tecnico eppur violento di Jof Walsh e Joe Heaton in sede ritmica.
Il passo in avanti risulta viceversa netto dal punto di vista della produzione, più rifinita e decisamente meno “casereccia” e soprattutto sotto il profilo canoro, laddove le vocals dell’esagitato (anche live, NdR) Joe Rosser – decisamente superiore al suo predecessore sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista espressivo – costituiscono l’ideale coronamento per il delirio organizzato messo in piedi dai compagni d’arme.
Canzoni come l’opener “Find Where You Hide” e la successive “Everything Upon Us” e “Back To Start” (molto The Safety Fire nel riffing) semplicemente funzionano, a suon di mazzate, sferraglianti slappate e ritmiche travolgenti, brillando negli elaborati eppur intelligibili refrain melodici. Non sono, d’altro canto, da meno le schizoidi “Smile All You Like” e “Callous”, la più oscura “Deep Sea Avenue” e poi “Face For Lust” e “Untangled Mind”, fino al gran finale riservato alla raffinata “Above The Sky”. Tasselli cangianti e mutevoli di un caleidoscopico quanto compattissimo affresco sonoro, il cui unico difetto risulta proprio essere la mancanza di un vero e proprio colpo da K.O. in mezzo a tanta ricercatezza.
Stante l’elevata difficoltà d’ascolto “Derangeable” rimane in ogni caso un disco di elevato valore tecnico e contenutistico, assolutamente consigliato per tutti gli amanti del djent, del mathcore e del progressive più nervoso e schizzato.
Stefano Burini