Recensione: Descendants of Depravity

Di Francesco Sorricaro - 31 Gennaio 2009 - 0:00
Descendants of Depravity

I Prostitute Disfigurement hanno sempre fatto del gore e della brutalità senza mezzi termini un motivo di malsano orgoglio stilistico che accomuna tutti i seguaci della scena e che ha sempre visto, tra i suoi tratti maggiormente distintivi, una massiccia dose di nerissima ironia splatter ad accompagnare altrettanto massicce dosi di goduriosa violenza sonora. Il quintetto olandese non l’ha mai voluto nascondere: durante la scrittura dei testi, nello stile molto spesso estremizzato all’ennesima potenza, né tantomeno nel monicker, tra i più espliciti del genere.
Dopo tre full-length album dove il loro stile non aveva subito perlopiù alcuna variazione significativa però, i cinque devono aver pensato che fosse giunto il momento di fare sul serio, ovvero di cercare seriamente il modo di evolvere il proprio sound.

Giungiamo dunque a parlare del risultato che risponde al nome di Descendants of Depravity.
La prima parola che viene in mente dopo un primo ascolto dell’album, e tenendo bene a mente i precedenti lavori del combo in questione, è orecchiabile. Ovviamente i fanatici del genere peseranno bene questo termine in base al loro personale grado di orecchiabilità, dato che il sound dei Prostitute rimane comunque violento e frenetico al punto giusto. È vero comunque che tutti i brani possiedono un’attitudine maggiormente catchy rispetto al passato donatagli da un taglio profondamente thrash oriented : Carnal Rapture e The Sadist King And The Generallissimo Of Pain (che titolo estenuante!) fanno a tratti venire in mente la vecchia scuola death degli esordi. Questo tipo di impostazione ha avuto anche il merito di lasciare maggior spazio ai chitarrismi di Roel e Benny che in questo disco si sfogano con solos a la Darrell Abbott alternati a riffoni ultra cadenzati come nella brutalissima doppietta Storm of the Fiend/Life Depraved.
Non mancano i brani ultra veloci come la stessa opener, con un drumming black metal style che si ritrova molte volte all’interno del disco.

Se aggiungiamo il fattore sicuramente determinante che il cantante Niels Adams ha abbandonato il “grugnito oltranzista” a tutti i costi, a favore di una maggiore versatilità e, diciamo, intelligibilità vocale all’altrettanto importante fattore della produzione adattissima alla maggiore varietà di suoni presenti in questo platter rispetto ai suoi predecessori, risulta facile spiegare la “orecchiabilità” di cui parlavo all’inizio.
Tentare di migliorarsi sperimentando nuove soluzioni deve essere sempre un motivo di elogio, i Prostitute Disfigurement lo hanno fatto senza cercare di strafare, tenendo bene a mente i propri limiti e riuscendo anche, a mio parere, a divertire abbastanza l’ascoltatore che ha così la possibilità di provare una nuova sanguinosa portata, assaggiare per credere.

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro

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Tracklist:

1. Torn in Bloated Form 03:43 [mp3]
2. The Sadist King and the Generallissimo Of Pain 04:37 
3. In Sanity Concealed 04:51 
4. Killing for Company 04:08 
5. Storm of the Fiend 05:06 
6. Life Depraved 03:31 
7. Carnal Rapture 03:53 [mp3]
8. Fatal Fornication 04:09 
9. Sworn to Degeneracy 04:39