Recensione: Descent Into Chaos

Di Daniele D'Adamo - 7 Gennaio 2011 - 0:00
Descent Into Chaos

«Elettrizzazione: processo che conduce, da un corpo carico, a una sovrabbondanza di cariche elettriche in un corpo neutro.».
Questo fenomeno accadrà quando “Descent Into Chaos” inizierà a girare in un qualunque impianto Hi-Fi. Una tremenda «scossa» blu, della forma di un fulmine, passerà dagli altoparlanti («corpo carico») all’organismo di chi lo ascolta («corpo neutro»), saturandolo.
Solo così, con la fisica, si può tentare di spiegare – metaforicamente – la bordata di watt che investirà il thrasher bramoso di affrontare “Descent Into Chaos”; quinto album di lunga durata degli scellerati Legion Of The Damned e oggi in uscita mondiale sotto l’egida della Massacre Records.

A parere di chi vi scrive, quindi, i quattro olandesi rappresentano, oggi, la massima potenza raggiungibile nel genere. La ricerca di una thrash band che riuscisse a suonare nel modo più violento possibile è un esercizio cui si son sempre dilettati i thrasher sin dai tempi dei Kreator e, soprattutto, dei Dark Angel. Benché, oggi, si ammetta la fusione – seppure in parte – del thrash con il death («thrash/death»), l’intransigenza tipica degli appassionati del genere inventato dagli Exodus e Metallica resta tenacemente ancorata agli stilemi del tipo musicale che, senza sbavare nemmeno un po’, i Legion Of The Damned rispettano in toto.
Legion Of The Damned che, senza dubbio, ora come ora, identificano «il» thrash. Oltre alla già citata manifestazione energetica confinata sempre e comunque nel pedissequo rispetto del DNA originale della specie (mai un blast-beats, per esempio), i temi scritti dal combo di Geldrop rimandano costantemente al rifiuto della religione cattolica. Questa caratteristica, mutata nel corso degli anni da parte dei vari act che si sono succeduti nel tempo, contraddistingueva i primi esperimenti di proto-black/thrash (Hellhammer, Slayer, Necrodeath, giusto per citarne tre). Ebbene, coordinandosi con la sezione musicale, i Nostri hanno trasfuso il forte odore di sangue e zolfo nella loro musica; trasferendo così nel terzo millennio – ammodernata in tutti gli attributi – l’«ortodossia thrash».

Tutto questo, come spesso accade, ha una spiegazione. Nel nostro caso, una band chiamata Occult. Cioè, i Legion Of The Damned prima che prendessero, nel 2005, l’attuale nome. Gli Occult, nati nel lontano 1992, proponevano la già menzionata commistione black/thrash. E, guarda caso, in essi cantava Maurice Swinkels, Richard Ebisch suonava la chitarra e, infine, Erik Fleuren si occupava della batteria. Continuità, questa, indispensabile alla trasformazione del gruppo nel manifesto «thrash anno 2011».
Thrash che non è né «ignorante»«acculturato», anche se il quartetto del North Brabant esibisce un ritmo millimetrico, una pulizia del suono totale e, soprattutto, un uso perfetto della tecnica del palm-muting (Ebisch docet, in un’ipotetica «Antologia della chitarra thrash»).
Le varie peculiarità più su elencate, elaborate in maniera più approfondita e coordinata, conducono a evidenziare che i Legion Of The Damned hanno centrato due obiettivi. Di fondamentale importanza. Il primo è quello d’aver ottenuto un sound unico e personale. Nonostante la scena sia super inflazionata da centinaia di band, un qualsiasi passaggio preso a caso di “Descent Into Chaos” identifica con facilità il combo dei Paesi Bassi. Secondo obiettivo: l’uniformità del suono. I trentanove minuti di durata del platter non mostrano la benché minima indecisione. Ciascun segmento musicale si lega con coerenza e senza soluzione di continuità sia a quello precedente, sia a quello successivo (Peter Tägtgren degli Hypocrisy alla produzione – Dimmu Borgir, Children Of Bodom, Immortal, Celtic Frost, Sabaton – non è lì «per far numero e nome»…): una vera tempesta di metal senza fine!

Il percorso artistico, arrivato alla sua maturazione, ha condotto pertanto l’ensemble mitteleuropeo a fissare definitivamente il proprio sound, escludendo – di fatto – ogni possibilità per una sua contaminazione e/o progressione. Ciò è allo stesso tempo un punto a favore («noi e solo noi siamo i Legion Of The Damned!») e uno a sfavore (ogni opera sembra simile se non uguale alla precedente).
L’impostazione filosofica che alberga nelle menti di Swinkels e compagni, tesa evidentemente a prediligere la sicurezza della stabilità stilistica invece che arrischiare nuove avventure, porta inevitabilmente a doversi concentrare sulle canzoni, per giungere a un giudizio finale corretto ed equilibrato. E “Night Of The Sabbath” – preceduta dal solito intro «alla Legion Of The Damned» (“Intro/Descent Into Chaos”) – non perdona. Un mid-tempo assassino e un ritornello scandito da cori anthemici che, inevitabilmente, si stamperanno come un timbro sulla meninge sono elementi di spicco che non possono passare inosservati.
Il suono della chitarra è semplicemente mostruoso, iper-compresso, secco e cattivo, aggressivo in ogni frangente. “War In My Blood” tira su il BPM, accelerando ma poi rallentando; guidata dall’incredibile guitar-work «ad accordi stoppati» di Ebisch. Da dimenticare fronzoli e orpelli: si tratta solo e soltanto di violenza sonora. Qualche eco «slayeriano» c’è, nella cadenzata “Shrapnel Rain”, ma si tratta di un fattore endemico in chi fa thrash. “Holy Blood, Holy War” rasa, poi, tutto al suolo: ritmi serrati e riff indiavolati fanno il vuoto, intorno, anche e soprattutto durante i micidiali break rallentati. Un mostruoso riff portante tira in aria “Killzone”, song-spaccaossa fatta apposta per distruggere il pit durante i concerti.
Finalmente un po’ di pausa nell’incipit di “Lord Of The Flies”, spazzato subito via dallo slow-tempo di Fleuren, a suggello degli accordi stoppati della sei corde. Riecheggiano, in lontananza, i laceranti soli di Kerry King e Jeff Hanneman… “Desolation Empire”, evidentemente per far fede al nome, mostra un mood a tinte fosche che si stempera nel fragore generale, reso dinamico dall’ottimo lavoro del bassista Harold Gielen. “The Hand Of Darkness” e “Repossessed”, infine, nulla aggiungono e nulla tolgono alle altre canzoni di “Descent Into Chaos”.

Sì, alla fine si può affermare con certezza. I Legion Of The Damned non sono nulla di nuovo, nulla di storico, nulla di trascendentale. Sono solo tanta, tanta potenza. Della miglior specie esistente nell’Universo, però.
   
Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Intro/Descent Into Chaos 1:50        
2. Night Of The Sabbath 3:32    
3. War In My Blood 3:35    
4. Shrapnel Rain 4:02        
5. Holy Blood, Holy War 4:14        
6. Killzone 4:02        
7. Lord Of The Flies 5:22        
8. Desolation Empire 4:26        
9. The Hand Of Darkness 4:34        
10. Repossessed 4:53        

All tracks 39 min. ca.

Line-up:
Maurice Swinkels – Vocals
Richard Ebisch – Guitar
Harold Gielen – Bass
Erik Fleuren – Drums