Recensione: Descent Into Hades
Nati nel 2009 da un progetto del chitarrista Mattia Baldoni e del Bassista Paolo Pontiggia, ai quali si affiancano il vocalist Daniele Francesco Valentini ed il batterista Rosario Alcaro, i lombardi Ruler sono una band dedita al ‘puro e semplice’ Heavy Metal, basato su quanto concepito alla fine degli anni ’70 in Inghilterra e poi diffuso nel resto d’Europa e del mondo grazie alla deflagrazione della sempiterna e sostanziale NWOBHM.
Non parliamo quindi dell’Heavy Metal di gruppi come i Manowar, che per anni hanno preteso di essere gli effettivi portatori della verità incandescente (frase scritta senza alcuna polemica: DeMaio, Adams e soci hanno scritto, soprattutto agli inizi, dei pezzi esemplari e sono stati portatori di sacri vessilli) ma ci riferiamo, piuttosto, alle influenze esercitate da Iron Maiden, Angel Witch, Diamon Head e chi più ne ha più ne metta.
I Ruler sono, innanzitutto, ‘animali da palcoscenico’, come dimostra le densa attività live intrapresa per promuovere ‘Evil Nightmares’, album d’esordio del 2012, che li ha portati a suonare in giro per l’Europa partecipando a festival importanti come il greco ‘Up The Hammers’’, il britannico ‘Brofest’, l’olandese ‘Heavy Metal Maniacs’, i tedeschi ‘Headbangers Open Air’ e ‘Metalheadz Open Air’, gli italiani ‘Heavy Metal Night’ e ‘Play It Loud’ ed altri ancora.
Hanno avuto inoltre la possibilità di suonare con gente del calibro di Ostrogoth, Tygers of Pan Tang, Vicious Rumors, Helstar, Tank, Angel Witch e Girlschool, dai quali è impossibile non apprendere e trarre esperienza.
Esperienza che i Ruler hanno impresso nel loro secondo album, ‘Rise to Power’ del 2013, sempre intriso della magia della NWOBHM, che li ha nuovamente portati in giro per l’Europa in un mini tour.
Nel frattempo la band ha subito alcuni avvicendamenti, ed oggi è formata, oltre che dal fondatore Mattia Baldoni e da Daniele Francesco Valentini, anche da Mirko Negrino al basso e Steve Bianco dietro le pelli.
E’ con questa lineup che hanno inciso il loro terzo full-length, dal titolo ‘Descent Into Hades’ e disponibile dal 31 maggio 2019 attraverso la label Punishment 18 Records.
Con il nuovo lavoro i Ruler alzano l’asticella, sostituendo le sonorità cupe e quasi gotiche che si ascoltano in ‘Rise to Power’ con timbriche e ritmi più moderni, in maggiore sintonia con il lavoro iniziato verso la fine del secondo millennio da band come Steelwing, White Wizzard ed Enforcer, che hanno dato una nuova spinta all’Heavy Metal propriamente detto, senza perderne il rispetto ma innestandovi suoni più esplosivi, attualizzandolo.
In pratica, il combo non disconosce il suo passato, ma lo migliora componendo brani più complessi e strutturati, ponendo maggiore attenzione alla forza dei singoli passaggi ed alle sequenze emotive.
L’esperienza acquisita sui palchi ha influenzato positivamente le capacità tecniche dei musicisti ed i brani presenti nel nuovo album risultano molto adatti alla voce di Daniele, di estensione alta, potente ed incisiva.
La chitarra solista sa essere aggressiva quanto fine e melodica, lasciando il proprio imprinting come proseguimento naturale del cantato.
La sezione ritmica è al contempo un muro sonoro coeso e robusto ed una mitragliatrice contraerea sempre in funzione.
Dall’ascolto del platter si evince che l’ambiente dei Ruler è il palco: strofe, refrain ed un saggio uso dei cori fa si che i brani siano assimilabili con pochi ascolti, in modo da poterli seguire e cantare a squarciagola durante le esibizioni.
Questo non vuol dire che siano brani semplici; anzi, più si ascoltano e più saltano fuori sfumature e complessità d’arrangiamento che ne aumentano l’apprezzamento, soprattutto in fase solista o durante i bridge.
Le tracce sono otto: ‘Black Hand’ accende la miccia con la sua velocità e la sua potenza inarrestabile e dinamica mentre ‘Queen of Danger’, più controllata, provoca la detonazione con le sue strofe decise ed il refrain melodico ed orecchiabile. ‘Airstrip 1’ è un brano complesso di circa nove minuti di grande enfasi, che unisce le classiche cavalcate in tempo medio a sezioni melodiche rafforzate da tastiere riempitive. Il lavoro della chitarra solista, interrotto brevemente da un segmento acustico, inchioda ed emoziona al contempo fino a che non si viene scossi dalla ripresa della sezione principale del pezzo, che porta al refrain ed al finale.
La traccia successiva è ‘Melanie’; in questo caso se i Ruler volevano scrivere una ballata … non ce l’hanno fatta, se invece volevano fare qualcosa di nuovo, unendo romanticismo e potenza in un’unica emozione allora l’esperimento è praticamente riuscito. In particolare è valido in momento in cui il basso, che esegue linee progressive, viene interrotto dalla forza della chitarra prima di un assolo che poi prosegue accompagnando il refrain. Il brano non è di facile assimilazione ma, una volta che ci si entra dentro, lascia tracce positive.
La title-track, la strumentale ‘Descent into Hades’, inizia percependo Caronte che traghetta le anime al di là dell’Acheronte, ma quando arriva sulla sponda infernale molla lì il remo ed imbraccia una chitarra elettrica. I ritmi sono cangianti e potenti ed il brano è impreziosito da un assolo prog accompagnato da fumose tastiere. La discesa nell’inferno non ha bisogno di parole ed il brano finisce potente ed abrasivo con un rallentamento conclusivo che da un senso di sospensione, come dire: è un percorso che, prima o poi, tocca a tutti.
Seguono ‘Prisoners in Hell’, con una gran prova vocale ed una ritmica impressionante che tiene inchiodati e ‘The Shunt’, veloce e determinata.
‘Alibi’, dura ma anche melodica, chiude il lavoro più che degnamente.
Interessante e la copertina, che si diversifica dalle precedenti mostrando, attraverso disegni definiti e squadrati, la porta degli inferi come l’accesso ad una città moderna, lasciando da parte il personaggio che sembra il fratello cattivo di Eddie T.H. di Derek Riggs (che non abbiamo bisogno di dire di chi è la mascotte). Un altro modo per dire ‘stiamo evolvendo’.
Possiamo concludere in un solo modo: facendo i complimenti ai Ruler per la loro crescita ed augurando loro di calcare i palchi il più possibile per inondare di lava incandescente un pubblico che non può far altro che aumentare.