Recensione: Deserts
Luca Bonzagni, non si sa per quale strano motivo, è stato il musicista italiano che sino a qualche anno fa, ossia fino a quando ancora faceva parte della porzione attiva dell’heavy metal, ha subito il maggior numero di strafalcioni relativi a come sia stato riportato il suo cognome fra riviste cartacee e articoli sul web. Incredibilmente, gente dalla denominazione più complicata come Walther Unterhauser e Christian Kranauer degli Skanners nel tempo hanno subito meno attentati verbali dell’ex singer dei Crying Steel.
E proprio dai Crying Steel bisogna partire per poter inquadrare un personaggio come Bonzagni, attuale cantante dei Krell. Per chi se lo ricorda dal vivo (personalmente l’ultima volta, con gli stessi ‘Steeler bolognesi è stato alla prima edizione del Play It Loud Festival tenutasi il 17 febbraio 2007, presso il Buddha di Orzinuovi (BS), quello con Raven headliner seguiti da Blitzkrieg, Skanners, Paragon, per l’appunto Crying Steel, Dark Quarterer, Ironsword, Battleroar, Assedium, Battle Ram e Powerful) Luca ha sin da subito incarnato l’archetipo del cantante heavy metal. Voce assassina, il giusto aplomb sul palco unito a un physique du rôle e a una presenza degna di rappresentare, all’epoca, la migliore avanguardia delle ugole tricolori, insieme con Morby dei Sabotage. Gente che non avrebbe sfigurato di fronte al 90% dei colleghi stranieri. Cosa non da poco, basti ricordare chi c’era in giro a metà anni Ottanta! On The Prowl, del 1987, per chi scrive rimane la sua prova più scintillante, tanto che si sprecarono da più parti accostamenti a sua maestà Rob Halford, in quell’occasione.
Ritrovarlo, oggi, ad anni di distanza, impegnato lungo le dieci tracce ricomprese dentro Deserts non può che far piacere a tutti gli amanti della storia e delle sonorità dure Made in Italy.
Krell, come ben esplicitato da Sneakout Records e Burning Minds Music Group, è un’idea scaturita dal frutto di un’intensa collaborazione musicale tra lo stesso storico cantante co-fondatore dei Crying Steel Bonzagni con Francesco Di Nicola (chitarra,basso), già membro di Danger Zone, Crying Steel (in periodi nei quali Luca già non vi militava più, va sottolineato) e Anims. Il duo ha poi reclutato Paolo Caridi per le parti di batteria, un musicista che vanta al suo attivo innumerevoli esperienze discografiche (Reb Beach, Geoff Tate, Michele Luppi, Ellefson-Soto).
Così come riportato nella presentazione ufficiale del progetto, Krell è il nome del gruppo ma rappresenta simbolicamente a sua volta un obiettivo preciso: l’intento da parte degli autori di comunicare nel modo più attuale possibile l’espressione hard & heavy più classica, la medesima che entrambi in prima persona hanno vissuto ed hanno contribuito ad alimentare negli anni trascorsi. I testi, composti da Luca Bonzagni, raccontano emozioni, descrivono sensazioni e situazioni ed esprimono sentimenti: elementi che hanno inevitabilmente influenzato il risultato canoro ed hanno ispirato il titolo dell’album.
Le dieci tracce sono state registrate presso il Pristudio di Bologna ed hanno quindi beneficiato della lunga esperienza di Roberto Priori, il quale in qualità di fonico come pure di artista musicale esperto del genere rock nella sua accezione più ampia, ha sapientemente immortalato gli strumenti in modo da ritrasferire all’ascoltatore le precise intenzioni di ogni brano.
E veniamo ora alla musica. Sgombriamo sin da subito il campo riguardo la prova di Bonzagni dietro al microfono: dentro Deserts NON vi è una traccia che sia una accostabile a “Thundergods”, tanto per capirci. Krell è fondamentalmente un gruppo dedito a un hard rock di stampo arioso e al passo con i tempi. Nessuna concessione, quindi all’heavy metal duro, puro e diretto, del quale Bonzagni era divenuto un paladino assoluto.
I tempi cambiano, così come le persone e l’attitudine. Fa parte della logica delle cose e della vita. Deserts mette in mostra lungo i suoi quaranta minuti di durata la dimensione più intimista sviluppata intorno all’hard da parte di Di Nicola, Bonzagni e Caridi. Con chitarre belle dure e una sezione ritmica solida, beninteso! Sublime potersi gustare la timbrica metallica di Luca (quando uno ce l’ha nel Dna c’è poco da fare, e per fortuna!) su brani quali “Crushing Your Life”, “In the Cold” e “Why I’m Here”. Chiusura affidata al rock’n’roll scanzonato di “The Mantis”.
Desert si rivela opera di classe, probabilmente un poco di sana, sublime ignoranza atta a fornire qualche impennata non avrebbe difettato, talvolta, ma quello che conta è che Krell abbia permesso a Luca Bonzagni di poter ritornare nel giro. Il Cd, che stranamente si accompagna a un booklet di otto pagine composto praticamente di sole foto a tema desertico è comunque uno di quegli album che fornisce il meglio di sé ascolto dopo ascolto.
Whellcome back, boyz! 😉
Stefano “Steven Rich” Ricetti