Recensione: Destination Unknown
Giovani shreddaioli crescono.
Forgiato alla scuola dei grandi e d’età ancora giovanissima, il talentuoso chitarrista, compositore e cantante Ivan Mihaljevic è quello che potremmo definire una fulgida ed importante promessa per il futuro.
Una promessa concreta, che ha già iniziato a fornire frutti interessanti e merita davvero un minimo d’attenzione.
Nato a Zagabria 24 anni fa, Ivan ha mostrato sin da giovanissimo, massima attitudine per le sei corde ed il rock in generale. Istruito presso la Rock Academy e fondato il primo gruppo nella natia Croazia – i Forsaken – ha trascorso i primi anni di carriera, dedicandosi allo studio intensivo dello strumento e delle migliori tecniche dei più celebri maestri.
La grande occasione arriva nel 2005, anno in cui si concretizza l’opportunità di esibirsi al Wacken Open Air Festival a supporto degli Hard Time, gruppo croato, destinato a divenire di lì a poco la “casa base” di Mihaljevic.
Riconosciuto nel breve volgere di pochi mesi come uno dei migliori giovani talenti a livello internazionale, il guitar hero balcanico si trova ben presto coinvolto in collaborazioni d’extra lusso con calibri giganteschi del settore, partecipando ad incisioni e concerti spalla a spalla con Paul Gilbert, Billy Sheenan, Phil Hilborne, e con il fenomenale John Denner, sino a giungere nel corso del 2008, al coronamento del sogno massimo, quello di poter incidere un album solista intitolato “Sandcastle”.
Disco non investito da una distribuzione capillare, il debut è stato comunque ben accolto da ascoltatori e stampa specializzata, a conferma di una bravura cristallina e di capacità spinte su livelli assoluti.
Qualche possibilità maggiore, potrebbe ora essere garantita al talentuoso axeman di Zagabria, grazie al recentissimo deal con l’italianissima SG Records, etichetta discografica che, esattamente come Mihaljevic, sfrutta la grinta e l’entusiasmo tipico di chi è agli esordi ed è desideroso di far bene, per ottenere buoni risultati.
Il prodotto di questa nuova collaborazione è “Destination Unknown”, seconda opera sulla lunga distanza, attribuita questa volta oltre che al protagonista del progetto, anche al gruppo di musicisti impegnati nella realizzazione dei brani, denominati curiosamente “Side Effects” (alla lettera, “Effetti Collaterali”).
Non avendo avuto sinora il piacere d’ascoltare il debut album, risulta impossibile proporre paragoni con quanto realizzato in precedenza. Rimanendo tuttavia nell’ambito della nuova release, occorre anzitutto evidenziare l’intento, per nulla trascurabile, d’offrire alle proprie composizioni una struttura non troppo appesantita da un unico fluire di virtuosismi ed assolo in audace stile guitar hero, ma piuttosto, la preferenza per una visione d’insieme legata alla forma “canzone” più vicina al classico e lineare hard rock.
La tecnica, estrema e sopraffina, c’è e non tarda a manifestarsi con piena esuberanza ma, con somma fortuna, non sembra essere il solo ed unico “argomento” caro a Mihaljevic.
Facendo confluire influenze ascrivibili in larga parte a Rainbow e Deep Purple sul versante rock, qualche riferimento ai Dream Theater e più in generale al prog metal, e sciorinando un gusto chitarristico che sfrutta molto la lezione di Gilbert, Satriani e Petrucci, il panorama complessivo si presenta come piuttosto vario e non appiattito su coordinate eccessivamente monotematiche.
Ben distribuito tra pezzi cantati e strumentali, “Destination Unknown” non manca di piazzare qualche centro azzeccato, incrementando in tal modo il valore di un’uscita senza dubbio in possesso di alcuni numeri interessanti.
L’opener “Instant Star” è ad esempio, un buon distillato di hard rock chitarristico con spunti di virtuosismo d’alto lignaggio. Gli strumentali “Choosh Pies” (belli i vocalizzi di sottofondo), “Dreamscapes” (impreziosita dagli interventi di Brett Garsed e John Denner) “The Pirate Song” e “Sorry Pt.1” permettono a Mihaljevic di mostrare un bagaglio tecnico-compositivo di grandissimo pregio, esibendo citazioni illustri che scomodano i già citati Gilbert e Satriani, mentre il robusto hard purpleiano “Your Plane Flew Away”, regala un po’ di gradito “classicismo” ad un disco perennemente in bilico tra spunti virtuosi e passionalità rock.
Non tutto è riuscito e qualche momento di stanca è purtroppo individuabile tra le pieghe, ma l’insieme globale appare, insomma, di buon pregio e qualità. Qualche minima critica, andrebbe infine mossa alla pur discreta prova vocale di mr. Mihaljevic, forse non ancora in possesso delle caratteristiche personali necessarie per emergere anche dietro al microfono. Con l’aiuto di un singer più esperto e di professione – d’estrazione magari blues-rock – “Destination Unknow” avrebbe, in effetti, potuto raggiungere quotazioni ancora più elevate, raggiungendo valori artistici notevolissimi. Un peccatuccio comunque perdonabile a fronte dell’ottimo lavoro svolto.
La seconda prova solista del giovane Ivan Mihaljevic è, in sostanza, ciò che comunemente viene descritto come un buon disco. Suonato molto bene, con alcuni brani di rilevo ed una produzione essenziale ma efficace, consigliabile per un ascolto, sia agli appassionati delle sei corde, sia ai semplici seguaci del classico hard rock.
Una promessa che, ci auguriamo, saprà tramutarsi in futuro, in splendida realtà.
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Tracklist:
01. Instant Star (Add Water)
02. The Curse
03. Choosh Pies
04. Post-apocalyptic Images
05. Dreamscapes
06. Shadows
07. The Pirate Song
08. Sorry Pt.I
09. Your Plane Flew Away
10. Sorry Pt.II
11. Hollow Wish
Line Up:
Ivan Mihaljevic – Voce
Majiki Jagunic – Basso
Alen Frljak – Batteria / Percussioni
Brett Garsed – Chitarra su “Dreamscapes”
John Denner – Chitarra su “Dreamscapes”
Phil Hilborne – Chitarra su “Your Plane Flew Away”
Marko Osmanovic – Voce su “Your Plane Flew Away”
Igor Tatarevic – Tastiere
Danko Krznaric – Hammond
Josip Mihaljevic – Tastiere