Recensione: Destined Solitaire

Di Angelo D'Acunto - 4 Ottobre 2009 - 0:00
Destined Solitaire
Band: Beardfish
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2009
Nazione:
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80

Ci hanno messo veramente pochi anni i Beardfish per guadagnarsi una certa visibilità nel panorama prog rock, in una Svezia che, ce ne fosse veramente il bisogno di dirlo, si è ormai conquistata il titolo di capitale europea del genere. Dopo il “timido” esordio Från En Plats Du Ej Kan Se (datato 2003), seguito due anni dopo dall’ancora più valido The Sane Day, il combo svedese ha la possibilità di mettersi in luce anche fuori dai confini della madre patria grazie a un contratto con la prestigiosa InsideOut Music, occasione che viene sfruttata nel migliore dei modi con i due Sleeping In The Traffic, entrambi a metterci di fronte ad una band ancora più matura, capace sì di assimilare come si deve le lezioni impartite dai maestri della scuola settantiana, ma anche altrettanto brava ad esprimersi con una certa personalità.

Destined Solitaire è il terzo sigillo di fila (in altrettanti anni) messo a segno dal combo svedese, capace di dimostrare una certa prolificità compositiva non indifferente, senza comunque abbassare il livello qualitativo dei pezzi proposti. Ed è in fatti l’alta qualità delle tracce a mettersi nuovamente in bella mostra con questo nuovo capitolo dei Beardfish (il quinto della carriera), per una proposta musicale che ben poco si distacca dal precedente e ottimo Sleeping In The Traffic: Part II. Pochissime novità in vista quindi, e tanta, tanta buona musica, composta da una band capace ormai di esprimersi con una certa disinvoltura (e divertimento), ma anche con la classe e l’esperienza dei veterani. Alla luce di tutto ciò, c’è da considerare il fatto che questa nuova opera del combo svedese possa in qualche modo, anche se solo sensibilmente, lasciare un po’ con l’amaro in bocca per più di un’occasione… nulla di così eclatante, per carità, ma si tratta più che altro di un leggero calo di tensione riscontrabile nella seconda parte del disco. Ci troviamo infatti di fronte ad una tracklist divisa in due tronconi, con una parte iniziale letteralmente da applausi che lascia posto, successivamente, ad una seconda sezione composta da brani sempre d’alto livello qualitativo, ma effettivamente non così entusiasmanti come ci si aspettava.

Si parte con l’intro strumentale Awaken The Sleeping, incipit che fa da preludio per i dieci minuti della successiva title-track, brano come al solito totalmente immerso nelle atmosfere seventies e caratterizzato da, addirittura, un accenno di growl nel cantato che, a dirla tutta, c’entra veramente come i cavoli a merenda. Poco male comunque, i Beardfish riescono ugualmente a centrare l’obbiettivo con la solita disinvoltura che li ha da sempre contraddistinti. I quindici minuti della successiva Until You Comply Including Entropy riuscirebbero a scoraggiare tranquillamente qualunque neofita, risultando essere invece piuttosto scorrevoli, grazie soprattutto alla bravura di una band capace di riuscire ad esprimersi con anime differenti anche all’interno dello stesso brano, mentre In Real Life There Is No Algebra, con i suoi soli quattro minuti di durata e la sua semplicità apparente, è allo stesso tempo più accessibile e fra gli episodi più riusciti e coinvolgenti dell’intero lavoro. A reggere il tutto, come sempre, è il gran lavorone di una sezione ritmica precisa ed efficace al millimetro, guidata dal basso di Robert Hansen che per più di un occasione devia verso territori musicali dal netto sapore più funky. Non da meno la prestazione dei restanti componenti, soprattutto per la splendida prova vocale di un Rikard Sjöblom efficace anche con incursioni di tastiere puramente old-style, capaci molte volte di prendere provvisoriamente il sopravvento, come nel caso delle melodie deliziose che emergono in tutto il loro splendore dalle partiture della successiva Where The Rain Comes In. Le chitarre acustiche di At Home… Watching Movies anticipano la lunga e seconda strumentale del disco che porta il titolo di Coup De Grâce, caratterizzata soprattutto dai suoni di fisarmonica che fanno capolino fra gli onnipresenti inserti di synth. Le conclusive Abigails Questions (In An Infinite Universe) e The Stuff That Dreams Are Made Of, nonostante il loro effettivo valore, aggiungono invece ben poco a quanto detto fino ad ora; sognante e delicata la prima, mentre più diretta e coinvolgente la seconda, con alcune parti che vanno a riprendere il tema principale della title-track.

Conferme, solo ed esclusivamente conferme di quelle che sono le ottime qualità già ampiamente messe in bella mostra da Rikard Sjöblom e soci. Destined Solitaire aggiunge veramente ben poco a quello che è stato fatto fino ad ora dal combo svedese, risultando essere solo leggermente inferiore al precedente e ottimo Sleeping In The Traffic: Part II, mantenendo comunque ben alta la qualità delle composizioni del gruppo. Non più un nome su cui contare per il futuro quello dei Beardfish, ma piuttosto uno dei massimi esponenti di una scena, quella progressive attuale, in ottimo stato di forma… soprattutto per quanto riguarda il versante nordico dell’Europa.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

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Tracklist:

01 Awaken The Sleeping
02 Destined Solitaire
03 Until You Comply Including Entropy
04 In Real Life There Is No Algebra
05 Where The Rain Comes In
06 At Home… Watching Movies
07 Coup De Grâce
08 Abigails Questions (In An Infinite Universe)
09 The Stuff That Dreams Are Made Of

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