Recensione: Destino
Carriera come un rollercoaster quella degli iberici Tierra Santa, con dei picchi raggiunti intorno ai primi anni del nuovo secolo, quando se ne strafregavano di tutto e di tutti e si cimentavano (bene, molto bene) a fare gli Iron Maiden d’España. Momenti nei quali sfornarono album di scintillante heavy metal quali Sangre De Reyes, l’highlight della loro parabola, per chi scrive, insieme con Tierras de Leyenda e Indomable.
Poi si persero per strada, come capitò a tanti altri, inanellando album così così a qualche bel tonfo, vedasi alla voce Mejor Morir En Pie. Lasciato da parte il primigenio furore heavy metal imboccarono la via che li portò a scrivere dischi pregni di un hard rock insipido, che non rendeva onore al loro nome.
Quest’anno (ops, nel 2022), a distanza di un lustro dal deludente Quinto Elemento, tornano a pubblicare un nuovo album, intitolato Destino. Licenziato sotto la fedelissima Maldito Records inanella undici pezzi per poco meno di cinquanta minuti di musica. La formazione schiera i due veci Roberto Gonzalo (basso, backing vocals) e Ángel San Juan (voce, chitarra), poi Juan Antonio San Martin (tastiere), Dan Diez (chitarra) e Francisco Gonzalo Castillo ai tamburi.
Già dal brano in apertura, “Por el Valle de las Sombras”, si rafforza l’idea che gli spagnoli abbiano riavvolto il nastro del tempo sino al punto giusto: chitarre in evidenza e un suono sufficientemente puntuto, così come sapevano fare egregiamente nel loro periodo migliore. Ángel San Juan come cantante non è mai stato un fenomeno ma è sempre risultato fottutamente in linea con la proposta dei Tierras e il tempo non lo ha mitigato. Basta e avanza, quindi. “Mi Libertad” è un tuffo bell’è buono nel passato remoto con tutti gli ingredienti peculiari della band al posto giusto. Se solo la potenza espressa alle casse fosse di gradiente superiore saremmo ai livelli dei tempi d’oro. Si susseguono poi episodi interessanti quali “El Dorado”, un mid tempo convincente mentre quando calano i ritmi i Tierra Santa perdono qualche colpo: “Siempre” e “Mi Madre” sono ballad ordinarie, senza infamia e senza lode. Fa sempre piacere viceversa notare che nel momento in cui la velocità cresce la premiata ditta San Juan, Gonzalo & Co. sappia come destreggiarsi a dovere: “Pecado de Angel”, “La Fuente de la Juventud” e “Gran Alma” sono lì a dimostrarlo.
La peculiarità dei Tierra Santa è sempre stata quella di saper mediare, con la dolcezza della lingua spagnola e l’innato senso della melodia tipica di noi neolatini, la bordate metalliche conferite dalle loro composizioni. Con Destino ci sono riusciti piuttosto bene. Senza dubbio un promettente inizio sulla via della redenzione.
Hasta la proxima vez!
Stefano “Steven Rich” Ricetti