Recensione: Determined Damnation
Evidentemente interessata ai gruppi che propongono folk/viking/pagan metal, l’etichetta tedesca Massacre Records ha recuperato, anche, i connazionali Wolfchant. L’operazione è avvenuta l’anno scorso, quando in aprile è uscito “Determined Damnation”, terzo album della band dopo “Bloody Tales Of Disgraced Lands” (2005) e, soprattutto, “A Pagan Storm” (2007); buon successo sia di critica sia di pubblico.
Lo stile del combo di St. Oswald è improntato sul più classico viking metal. Talmente classico da far facilmente credere, agli inizi di carriera (2003), che l’ensemble avesse la sua base in Scandinavia. I tipici elementi del genere, infatti, si trovano tutti: linee vocali interpretate con un aggressivo e graffiante screaming, cori ariosi (“Fate Of The Fighting Man”), melodie antiche (“Determined Damnation”) e moderne (“Fate Of The Fighting Man”), riff portanti bagnati nell’epic metal (“Under The Wolves Banner”), ritmo frizzante e sostenuto (“World In Ice”), tastiere avvolgenti (“Schwerter Der Erde”), temi inneggianti al paganesimo.
Se detta foggia non stupisce per originalità e innovazione, il suono dell’act è, invece, controcorrente rispetto ai gusti consolidati in materia. Poderoso e maestoso, l’incedere sonoro dei Nostri è chiaro e perfettamente percepibile in tutte le occasioni. Da dimenticare, pertanto, chitarre zanzarose e drumming caotici: l’ordine deve essere chiaramente una prerogativa importante, in casa Wolfchant. Sia l’esecuzione sia la produzione, difatti, mettono sul piatto una pietanza rifinita con ordine, gusto e precisione.
Anche durante i passaggi acustici (incipit di “Never Too Drunk”), il groove disciplinato dei ragazzi bavaresi non rovina anzi rende assai piacevoli i momenti dedicati al folk. Tanto per ricordare che il viking deriva dal black metal (Quorthon docet), non mancano gli inserti più violenti e sanguigni. La stessa “Never Too Drunk” e “Auf Blut Gebaut” ne sono un lampante esempio.
La sensazione prevalente, comunque, è quella di una mancanza di continuità formale fra le canzoni. La sostanziale uniformità delle linee vocali di Lokhi le lega alla bell’e meglio, questo sì, tuttavia i segni particolari della timbrica viking sono sparsi nelle varie song, invece di esserne l’anima centrale e immutabile. Con che, riesce difficile azzeccare il corretto inquadramento del CD nella sua globalità. È questo, direi, il maggior difetto di “Determined Damnation”; per il resto segnato da alcuni segmenti melodici di tutto rispetto come il ritornello di “World In Ice” oppure come i riff portanti, accattivanti e massicci, di “In War”.
Il senso di «sfilacciamento» più sopra menzionato rivela una capacità compositiva non ottimale. Fatto, questo, confermato dalla qualità artistica delle singole composizioni: sufficiente ma non discreta. Escluso i ritagli citati, la maggior parte dei pezzi sono senza infamia né lode, privi cioè di quel quid in più necessario per far decollare il disco.
Un’opera per gli appassionati delle saghe nordiche, in fine, disposti a collezionare tutto quanto possa far da colonna sonora alle medesime. La buona realizzazione tecnica di “Determined Damnation” e la sua neutralità possono fungere altresì da richiamo per coloro che, al contrario, volessero iniziare a esplorare l’ambiente polare con calma dopo un inizio soft e senza sussulti.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Determination Begins 1:14
2. World In Ice 4:28
3. Until The End 5:46
4. Determined Damnation 4:35
5. In War 4:08
6. Fate Of The Fighting Man 4:23
7. Kein Engel Hört Dich Flehen 3:41
8. A Raven’s Flight 4:02
9. Never Too Drunk 4:00
10. Schwerter Der Erde 4:55
11. Auf Blut Gebaut 5:33
12. Under The Wolves Banner 4:45
Line-up:
Lokhi – Vocals, Mouth Harp
Skaahl – Acoustic Guitar, Lead Guitar
Derrmorh – Acoustic Guitar, Rhythm Guitar
Ragnar – Acoustic Guitar, Rhythm Guitars
Bahznar – Bass
Gvern – Keyboards
Norgahd – Drums, Vocals, Recorder, Accordion