Recensione: Devil Pigs
Consigliarvi un’uscita del genere significherebbe dimenticare il rispetto per una logica che dà più valore alla passione del metal-fan rispetto alla presunta “importanza” per la “scena” di uno o due gruppi: lo split Dark Funeral/VON propostoci dalla sempre più attenta (al mercato) Karmageddon Media non può infatti avere spunti di interesse per chi si ritiene appassionato di black metal, se non ha una propensione al collezionismo maniacale.
La premessa è dovuta, visto che per recensire un disco va considerata in primo luogo la sua qualità, e la cosa potrebbe risultare fuorviante in questo caso. E’ infatti indiscutibile che l’EP di debutto (omonimo) degli svedesi Dark Funeral, qui riproposto, sia una delle uscite più importanti degli anni ’90 per il black metal: le 4 canzoni originariamente presenti sono infatti assolutamente originali per il 1994, ed hanno delimitato i confini di uno stile unico e poi sviluppato, ma mai ricreato esattamente, da altre bands. Open the gates, la lugubre ed articolata Shadows over Transylvania, la straniante In the sign of the Horns e l’inno di sempre My Dark Desires: quattro perle assolute, irripetibili per i loro stessi creatori, e sul tutto un feeling “grezzo” che poi è andato velocemente sparendo dalle loro produzioni, e che conferiva alle canzoni un’atmosfera ancora più opprimente. Perfette.
Il valore aggiunto può inoltre essere rappresentato dalle due cover dei Bathory aggiunte al pacchetto: registrate nel 1996 presso gli allora (quasi) debuttanti Abyss Studios, Equimanthorn e Call from the grave mostrano la devozione del combo scandinavo per Quorthon e la sua musica, e l’importanza che essa ha rivestito (specie nelle sue prime releases) per lo stile dei Dark Funeral stessi; ben riuscite entrambe, anche se chiaramente non si tratta di interpretazioni originalissime…
Ma qui termina il parere positivo su Devil Pigs; la seconda metà del disco è infatti occupata dai VON, gruppo che conoscevo sino a poco tempo fa solo come autore dell’unico pezzo ridicolo di The Secrets Of The Black Arts, primo album dei Dark Funeral, appunto: si tratta di Satanic Blood, che ai tempi dell’uscita del disco (era il 1996) aveva lasciato perplessi per la sua effettiva utilità nell’ambito di un disco forse un po’ ripetitivo alla lunga, ma quasi perfetto. Una canzone costituita da un unico riff ripetuto in modo ossessivo, con ritmiche 4/4 assolutamente strazianti, ed un risultato globalmente ridicolo. Un giudizio forte, me ne rendo conto, ma se vogliamo guardare all’effettiva qualità della proposta e non alla sua presunta “purezza” in ambito black, beh, non possiamo pensare altro, specie considerando che nelle altre canzoni il massimo dei riffs contati è 2. E neanche piacevoli. Li citava Vikernes nelle sue interviste deliranti, Samoth li scambiava su cassetta, ma in fin dei conti importa davvero, a fronte del prezzo in negozio?
Questo è il punto su cui tocca a ciascuno scegliere: da parte mia non posso che disapprovare la pubblicazione di materiale sostanzialmente già disponibile in varie forme sul mercato, e per almeno metà assolutamente inutile.
Alberto “Hellbound” Fittarelli
Tracklist:
Dark Funeral
01 Open The Gates
02 Shadows Over Transylvania
03 My Dark Desires
04 In The Shadow of The Horns
05 Equimanthorn (Bathory-cover)
06 A Call From The Grave (Bathory-cover)
Von
07 Devil Pig
08 Veinen
09 Watain
10 Lamb
11 Veadtuck
12 Satanic Blood
13 Christ Fire
14 Von