Recensione: Devilri [Reissue]
Da più parti ogni giorno vengono emessi segnali attestanti l’enorme attenzione, anche da parte delle nuovissime generazioni, su quelli che sono ormai definiti, a torto o a ragione, ‘gli anni d’oro del metal’. Cioè quel lasso di tempo che, specificamente per il metal estremo, abbraccia la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta.
La Polonia, una delle culle del thrash/death ma anche del black – seppure in misura minore – , non esula da questo contesto e, grazie a label ultra-underground come la Godz Ov War Productions, propone perle discografiche dal valore storico assoluto. Perle che attestano un movimento dalla vigoria inusitata nonostante la famigerata ‘cortina di ferro’ ancora esistesse o fosse stata appena abbattuta. Un movimento, cioè, che aveva ben poche occasioni di evadere dai confini nazionali se non attraverso canali sotterranei percorsi dalle leggendarie ‘cassette’. Ma che, nonostante ciò, viveva e pulsava di vita propria, attingendo dalle più note realtà internazionali – come Hellhammer, Bathory, Venom e Samael – per raggiungere un’autonoma identità e dignità. Operazione che, come ben si sa, è stata portata a compimento grazie a un elenco quasi infinito di formazioni dalla grande qualità tecnico-artistica come Behemoth, Vader e Decapitated.
Alle quali non si possono non aggiungere i Pandemonium la cui carriera, che dura quasi venticinque anni, è stata tuttavia poco fortunata, ragionando almeno in termini di pubblicazioni ufficiali. Che, difatti, raggiungono il numero delle tre unità: “The Zonei” (2004), “Hellspawn” (2007) e “Misanthropy” (2012). A compensare questa rarefazione discografica ci pensa la summenzionata Godz Ov War Productions che, con un’operazione di riesumazione vera e propria, ripesca i primi due demo-tape del trio di Łódź, “Reh/Promo” (1990) e “Devilri” (1992), aggiungendo loro le tracce di un live del 1991 (“Live From S’Thrash’Ydlo”).
Ed è proprio da “Devilri” che prende il nome questa compilation, giacché è proprio da questo lavoro che il primigenio proto-black/death/thrash dell’ensemble comincia ad assumere le sembianze del ‘satanic dark metal’, stile così definito dai Pandemonium stessi. ‘Proto-black/death/thrash’ poiché, all’epoca, il sound di coloro che osavano cimentarsi con il metallo oltranzista, seppure lontano anni-luce dalle esagerazioni testuali e musicali odierne, possedeva tutte o quasi le caratteristiche di base dei tre generi. Per passare da uno all’altro bastava davvero poco poiché, soprattutto nella seconda metà degli anni ottanta, mentre era abbastanza chiaro per tutti che cosa s’intendesse per ‘thrash’ (Metallica, Exodus e Slayer su tutti), per quanto riguarda ‘black’ e ‘death’ il tutto si scioglieva in un rovente e convulso brodo primordiale dal sapore ancora indefinito. Non a caso, le tracce di “Reh/Promo” presentano ancora un aspetto assai rozzo, addirittura ‘antico’. Ricco di richiami, per meglio dire, alla precedente era della NWHBHM. In “Devilri”, al contrario, malgrado siano passati solo due anni da “Reh/Promo”, i Pandemonium mostrano un carattere deciso e risoluto, volto a creare un sound personale cui pescare per comporre le song. Fra le quali è esemplificativa proprio la title-track, ossessivamente oscura e tenebrosa, cadenzata e ritmata dal rabbioso, inumano growling di Paul. Nonché comprendente, pure, un intaglio disegnato con le tastiere a mo’ di Emperor. Perfettamente identificativa di cosa sarebbero stati i Pandemonium di là a venire.
È chiaro che questo “Devilri” è un prodotto a uso dei super-appassionati del black metal (ma anche death), che per questo intendono approfondire il discorso musicale del genere stesso risalendone sino ai primordi. Per tale motivo, il CD assume principalmente un valore di testimonianza storica, lasciando da parte l’aspetto tecnico per ovvi motivi di povertà dei supporti originali, ma non quello artistico. Poiché comunque, pur non rappresentando l’eccellenza assoluta in materia, i Pandemonium qualcosa di buono, nella loro carriera, l’hanno pur costruito.
Daniele “dani66” D’Adamo