Recensione: Ashes & Bones

Di Fabio Vellata - 7 Luglio 2022 - 1:08

Non si può conoscere tutto.
Ed in effetti dobbiamo fare mea culpa: i tedeschi Devil’s Train ci erano proprio sfuggiti nonostante la decennale militanza ed i due album pubblicati sino a qui.
Soprattutto, a dispetto di una line up di assoluto rispetto. I due elementi cardine del gruppo sono, infatti, due musicisti di esperienza e rango come il singer R.D. Liapakis (già con Steel Prophet e Mystic Prophecy) e Jörg Michael, straordinario batterista dal curriculum lungo come un’enciclopedia. Rage, Axel Rudi Pell, Stratovarius, Grave Digger, Saxon, House of Spirits…un prodigio che ha prestato opera in ogni dove.

Una lacuna cui abbiamo potuto porre rimedio grazie alla sempre più convincente label greca Rock of Angel Records che, in occasione dell’uscita del terzo album del gruppo, ce ne ha generosamente offerto l’ascolto in anteprima.
Ci è stato detto che il genere d’elezione dei Devil’s Train è da sempre un ruvido hard rock con richiami a Black Label Society e Dead Daisies. Facile farsi ingolosire. Ed altrettanto semplice familiarizzare con un disco effettivamente ben fatto, rapido, dinamico e performante. Costruito proprio sulla base di un hard rock tosto e muscolare in cui fiammeggiano le parti di chitarra – sguinzagliate dall’ottimo Dan Baune (Monument e Lost Sanctuary) – accompagnate da ritmiche che si fanno accese e sgommanti. Senza tuttavia perdere di vista un bel po’ di melodia e stringere l’occhiolino ad una quota di easy listening in stile Whitesnake / Gotthard.
A pensarci bene, nulla di così nuovo. Tuttavia molto ben fatto e confezionato. Più d’ogni altra cosa, suonato con grande qualità da un nucleo di musicisti di ottimo livello, cui è da aggiungere pure la prestanza di Jens Becker. Proprio il leggendario bassista che ha legato indissolubilmente il proprio nome con i primi Running Wild ed il periodo migliore dei Grave Digger.

All star band, insomma? Dati i nomi in gioco, chiamiamola pure in questo modo…
Nomi che non deludono: come già accennato, il disco è davvero un bel prodotto. Brani secchi ed immediati, spesso innervati da una sottile anima sudista. Perfetti per incorniciare il più classico dei contesti fatti di motori, birra e rock n’roll. Quelli che, in epoca di pandemia, tutto sommato ci sono mancati parecchio e che, con “Ashes and Bones” troveranno colonna sonora ideale.

I cliché connessi ci sono tutti, naturalmente, Ma anche il piacere che deriva dall’alzare il volume e lasciarsi assalire da un album onesto, diretto e “facile”.
In una sola parola: divertente!

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