Recensione: Devouring Radiant Light
Gli Skeletonwitch, nati nell’Ohio nel 2003 ed autori di cinque full-length più uno, questo, sono una formazione che non ha mai tradito le attese ma che non ha mai avuto nel proprio DNA la spinta per emergere con decisione dalla marea di proposte similari che bazzicano il metal estremo.
A proposito di metal estremo, la Prosthetic Records li definisce come un coagulo di generi diversi che, sommati, danno luogo a del puro e semplice heavy metal. Spiace contraddire l’esperta label californiana ma la realtà dei fatti appare diversa.
Si può girare quanto si vuole attorno alla questione ma l’indicazione che giunge chiara e netta anche da un rapido, primo ascolto dell’opener-track ‘Fen of Shadows’ – poderosa suite che apre senza indugi “Devouring Radiant Light” – , è quella di melodic death metal. E stop: i dettami tipologici che lo definiscono univocamente, difatti, ci sono tutti.
A partire dal leggero growling del bravo Adam Clemans, ideale nocchiero di una band che non disdegna né furibonde aggressioni né pacati rallentamenti, per proseguire con l’eccellente coppia d’asce Nate “N8 Feet Under” Garnette e Scott Hedrick, vere fucine di riff a volontà; questi sì, spesso ancorati a caratteristiche tipiche del metal in generale. Tuttavia il flavour dei Nostri, il loro stile, il loro approccio alla musica è, ragionando a 360°, innegabilmente legato al lato melodico del death metal.
Come del resto dimostra l’hit ‘Temple of the Sun’, splendido episodio ricco di armonia e passaggi melodici, benché sostenuto da un ritmo addirittura sfociante nella follia dei blast-beats. Una furia demolitrice che esalta il trascinante, esaltante ritornello, concepito per stamparsi a mò di tattoo all’interno della scatola cranica. Melodia delle linee vocali mischiata a riff rocciosi e blast-beats: se non è death metal melodico questo! Stupendi anche gli assoli di chitarra, molto profondi ed emozionanti, per una song irresistibile, tale da chiarire che che gli Skeletonwitch sono (anche) dei più che discreti songwriter, oltreché esecutori impeccabili.
Ottima pure la title-track, articolata in maniera da crescere d’intensità via via che i secondi trascorrono sulla linea del tempo. In tali frangenti effettivamente l’ensemble di Athens può sembrare che si allontani dal death metal ma si tratta solo di segmenti ben delineati, con un inizio e una fine, che inevitabilmente lasciano spazio alla poderosa falcata del ritmo, agitato come l’oceano in tempesta.
Ma ancora la massiccia ‘The Luminous Sky’ è lì, in tutta la sua energia allo stato puro, per sfondare la resistenza di chi pensava, a torto, di avere a che fare con un combo smidollato, depotenziato. Il main-riff è violentissimo, aggressivo come pochi, alla maniera del thrash, genere principe affinché le chitarre esprimano tutta la loro furiosa animosità.
Insomma gli Skeletonwitch, seppure ancorati al loro evidente retroterra culturale classico, offrono metallo a profusione, alternandolo con dovizia di tempismo a momenti più ragionati e introspettivi (incipt di ‘The Vault’). Azzeccando anche uno stile piuttosto personale, diverso dai soliti cliché utilizzati per forgiare il melodic death metal.
Difficilmente “Devouring Radiant Light” lascerà un segno indelebile della Storia del metal poiché privo sia di elementi d’innovazione sia di spinte evoluzionistiche. Però è un lavoro realizzato con cura e con il cuore.
E si sente.
Daniele “dani66” D’Adamo