Recensione: Diabolic Prophecies
I cechi Heaving Earth nascono a Praga nel 2008, con la dichiarata intenzione di percorrere il cammino segnato dai grandi nomi del death metal.
Il gruppo, che deve il proprio nome ad una celebre canzone firmata Morbid Angel, dopo aver inciso “Vision of the Vultures”, torna in studio per registrare la seconda demo denominata “Diabolic Prophecies”.
Musicalmente, come già detto in apertura di recensione, il trio ci propone un death metal classico con pochi fronzoli, sporcato qua e là da accenni black metal (quelli, tanto per rendere un’idea, che hanno caratterizzato gli Emperor di “Anthems to the Welkin at Dusk”), che non lascia un attimo di respiro.
“Diabolic Prophecies” è suddiviso in tre sole canzoni, di cui una è la cover di “Pain Divine” dei già citati Morbid Angel, per un totale di poco più di 15 minuti. Nonostante il minutaggio non sia particolarmente elevato, i nostri sembrano esser capaci di dar vita a brani coinvolgenti e ben strutturati. I pezzi risultano piuttosto aggressivi grazie, soprattutto, ad un riffing studiato sin nel minimo dettaglio. Le chitarre di Thomas innalzano un muro sonoro solido e di grande effetto. Il chitarrista ceco non manca poi di lanciarsi in assoli rapidi e taglienti, mettendo così in mostra anche un’ottima tecnica esecutiva. Il drumming di Jirka non è da meno: il batterista tesse ritmiche possenti ma allo stesso tempo eleganti, con una precisione chirurgica. I continui cambi di tempo donano poi alle tracce movimento, rendendole più appassionanti e longeve.
Non male anche la voce di Michal, il quale sfodera un growl abbastanza profondo e cavernoso che, pur se non particolarmente riconoscibile, bene si adatta con la musica proposta dal trio.
Per quanto riguarda le canzoni, lo dicevamo prima, lo stile è assimilabile a quello dei Morbid Angel di fine anni ’90. Sia “Beyond the Void” che “Hideous Idolatry Violation” reinterpretano il metal più marcio e ferale con discreta freschezza, pur non celando le influenze esercitate da Trey Azagthoth & co.
Non male neanche la cover di Pain Divine contenuta, lo ricordiamo, nell’immortale “Covenant”, davvero piacevole e in tema con le atmosfere degli altri due episodi.
Notevole anche lo sforzo profuso per conferire una produzione di ottima qualità all’opera: “Diabolic Prophecies” può infatti vantare suoni di qualità superiore, capaci di mettere in risalto le buone doti tecnico esecutive del combo di Praga.
Questo è quanto. Nonostante “l’antipasto” duri fin troppo poco, è innegabile la bontà del prodotto: questo lavoro ci riconferma quanto di buono i Nostri ebbero occasione di mostrare con la precedente demo. Alla luce di quanto detto fin’ora, non ci resta dunque che consigliare caldamente l’ascolto del disco in questione a tutti quanti.
Emanuele Calderone
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Tracklist:
01- Beyond the Void
02- Hideous Idolatry Violation
03- Pain Divine