Recensione: Different

Di Fabio Vellata - 21 Gennaio 2011 - 0:00
Different
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Anno: 2010
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75

Di certo uno dei singer più sottovalutati della scena continentale, Michael Bormann ha sempre avuto dalla propria parte un innegabile talento artistico ed una espressività vocale che, spesso, ci siamo domandati perché non al servizio di qualche grande nome del rock europeo.

L’ex Jaded Heart (ma anche Charade, Redrum, Rain e Bloodbound), lasciate in una polverosa soffitta le velleità giovanili da selvaggio frontman hard rock e con parecchia esperienza in più sulle spalle, ha da qualche tempo intrapreso una silenziosa carriera solista, inaugurata con interessanti auspici dal buon disco omonimo edito nel corso del 2002, proseguita con l’ancor più interessante “Consipracy” (2006), per giungere – dopo l’interlocutorio “Capture The Moment” (2008)  – ad un quarto capitolo, pronto sul finire dell’anno appena terminato, dall’emblematico titolo di “Different”.

Significativo e per certi versi premonitore, il titolo del recente nuovo album rappresenta una sorta di cartina di tornasole delle intenzioni del singer tedesco. “Differente” è, in effetti, un modo stringato e conciso per descrivere un corso stilistico tutto sommato nuovo e personale, dai risvolti sinora poco frequentati in una carriera imperniata su toni sempre assimilabili al familiare hard rock melodico di scuola tedesca, anima e cuore dei già citati Jaded Heart prima, così come delle successive partecipazioni abbracciate negli anni a seguire.

Più pacato, sottile, elegante, per così dire “radio friendly”, Bormann ha, questa volta, preferito conferire ai brani un taglio melodico di stampo quasi cantantuoriale, sottraendo al proprio modo di far musica qualche watt di potenza, a pieno vantaggio d’atmosfere soffuse ed avvolgenti, in cui “l’easy listening” impera e domina incontrastato.
L’effetto sortito ha una duplice valenza, persin antitetica se analizzata con orecchio quanto possibile imparziale e critico.
Attraente, garbato, “facile” e di buona compagnia, saranno, infatti, aggettivi molto ben accolti dagli amanti delle tinte sonore soffuse e più accessibili, rifornite di buoni spunti vocali, un minimo di varietà stilistica e zero complicazioni di “concetto”.
Moscio, spompato e privo di un filo conduttore al limite dell’inconcludente sarà, al contrario, il giudizio che potrà scaturire dopo un ascolto da parte di un pubblico molto più esigente in termini di forza “emotiva”, alla ricerca di momenti di maggiore enfasi, contornati sì da un’ottima voce, ma mai epurati dalle necessarie e fondamentali spruzzate di solido e tonante hard rock, capace di colpire e farsi sentire “a fondo”, piuttosto che orientarsi verso innocue ed inoffensive sensazioni del tutto epidermiche.

In tutta onestà, pur volendo apprezzare entrambe le modalità d’ascolto, è in ogni caso difficoltoso bollare “Different” con una descrizione che rischierebbe di apparire ingenerosa e poco coerente con l’effettiva piacevolezza di quanto proposto.
Poco propenso a divenire qualcosa più di un disco assolutamente gradevole all’orecchio, la nuova creatura di Bormann garantisce quanto promesso sin dalle prime battute dell’inziale “Life Is A Miracle”: qualche soluzione inconsueta ed un po’ modernista, un interprete di classe superiore e canzoni pensate per piacere senza troppe elucubrazioni e sofismi.

Sulla scia della recente produzione solista dell’inossidabile Jeff Scott Soto (quella a marchio JSS per intenderci), la nuova creazione di mr. Bormann, si preoccupa insomma di allargare i propri confini estendendosi su territori utili a fornire qualche gradazione di colore in più. Con risultati a volte di buonissimo valore, come testimoniato dalle soulful “Think Twice” e “Don’t You Tell Me”, cui fanno da contorno reminiscenze class rock di vecchio stampo (“To The Top”, “Breathless” e “Who Really Wants To Get Older”), alcuni esperimenti di radice commerciale (delizioso l’incedere quasi caraibico della divertente “Mr. Rock’n’Roll”) ed un paio di immancabili ballate.
Singolare infine la conclusiva “Was Mir Fehlt”, traccia in lingua tedesca che, proprio con l’accostamento tra la durezza fonica dell’idioma germanico, sovrapposto alla grazia di una melodia delicatissima e soffusa, sortisce un effetto decisamente curioso e fuori dell’ordinario.

Niente male dunque questa nuova release a cura di Michael Bormann. Nella sostanza un buon disco, personale, caratterizzato da interessante varietà e da un profilo stilistico accomodante, perfetto per un accompagnamento rilassato e benevolo, dedicato a chi, talvolta, ama lasciarsi attrarre da qualcosa di leggero e distensivo.

Un album davvero ideale per serate invernali come queste.

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Tracklist:

01.    Life Is A Miracle
02.    To The Top
03.    Think Twice
04.    Somebody
05.    Mr. Rock n’ Roll
06.    My Favorite Time
07.    Don’t You Tell Me
08.    Wouldn’t Let You Down
09.    Who Really Wants To Get Older
10.    No Way Out – It Hurts
11.    Was Mir Fehlt

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