Recensione: Digital Resistance
Possiamo già considerare gli Slough Feg un culto? Bè, se non lo sono, poco ci manca.
Nati più di due decadi fa per tanto tempo attivi con il chilometrico nome The Lord Weird Slough Feg, il gruppo guidato dall’italoamericano Mike Scalzi si è via via consolidato attraverso svariati album ed una miriade di demo ed uscite “irregolari”. Nessuno di questi può propriamente considerarsi un capolavoro né ha mai raggiunto le masse, ma negli anni si è creato uno zoccolo duro di accaniti sostenitori che ne hanno apprezzato incondizionatamente le gesta. Proprio come accade ad ogni cult-band.
Adesso è la volta di “Digital Resistance”, un titolo che la dice lunga sulla natura stessa degli Slough Feg. Lontani sia concettualmente che tecnicamente dalle diavolerie tecnologiche di oggi, questi ragazzi preferiscono di gran lunga vivere nel passato e soprattutto cercare di far rivivere nel presente le gesta dei propri eroi di giovinezza. Che poi sono gli stessi di tutti noi, ovvero coloro i quali hanno reso l’heavy metal il tipo di musica che amiamo.
Quindi, vai di hard rock stradaiolo, selvaggio metal dei primi 80’s (per citare un nome veramente a caso, pensate ai Maiden dell’irripetibile era Di Anno), folk nelle melodie e negli andamenti ritmico-armonici e soprattutto vai di Thin Lizzy. Gli storici irlandesi guidati dalla sensibilità maledetta di Phil Lynott sono l’ispirazione principale di “Digital Resistance”, tanto che lo spirito della “rosa nera” sembra volteggiare sopra composizioni come la splendida finale “Warriors Dust” o anche nella stessa eponima canzone.
Tra puntate più folk (“Analogue Avengers / Bertrand Russell’s Sex Den”) e pezzi più tipicamente metallici come l’ottima “Laser Enforcer” il disco scorre via piacevolmente, nonostante un paio di episodi non all’altezza piazzati in fondo alla lista.
Pur non essendo un concept “alla King Diamond”, v’è comunque un tema comune ritornare di tanto in tanto quale argomento principale delle liriche, ovvero la “lotta” contro l’invadenza tecnologica che rischia di stravolgere irreversibilmente le nostre vite e farci diventare delle specie di automi. Coerenti con se stessi e con le proprie idee, gli Slough Feg scelgono una produzione calda e fortunatamente lontane da quelle plasticose che purtroppo sempre più spesso sentiamo attualmente, ciò nonostante il passaggio dall’etichetta italiana Cruz del Sur alla ben più influente Metal Blade.
Se anche voi pensate che il passato sia un bel posto dove rifugiarsi, “Digital Resistance” può benissimo fare a caso vostro e comunque sia si dimostra l’ennesimo bel lavoro degli Slough Feg, luddisti del metal.
Discutine con noi sul forum nel topic relativo!
Matteo Di Leo.