Recensione: Dinosaurus
E’ incredibile ciò che la nuova e giovane etichetta italiana Powerzone Records (guidata da Andy Menario, mastermind dei Martiria) è riuscita a creare. Questo progetto (“PowerProject”) che viene a titolo di “Dinosaurus” vede addirittura tra i membri partecipanti i seguenti musicisti di caratura internazionale: Carl Sentance (ex Krokus al microfono), Carlos Cavazo (Quiet Riot alla chitarra), Vinny Appice (Black Sabbath, Dio alla batteria) e Jeff Pilson (Dokken al basso). Tutti i brani sono stati composti direttamente da Andy Menario (garanzia di assoluta qualità) mentre dietro i testi si ansconde il lavoro di Marco Capelli (curatore anche dei testi dei dischi dei Martiria). Ma veniamo ad un discorso pretamente musicale.
La splendida opener Mind Control inaugura un album all’insegna di un puro Heavy Metal che strizza non poco ai ritmi class del Dokken sound d’altri tempi (splendidi i refrain catchy e travolgenti accompagnati da cori quanto mai precisi). Si procede con la title track Dinosaurus affronto metallico diretto e feroce d’intenzione marcatamente Iron Maiden (ancora una volta splendido il refrain). L’imponente ed epica irruenza della semi ballad Boats of Despair (gran pezzo!) intruduce i ritmi travolgenti della fast song War is Over dall’andamento addirittura epicheggiante mentre con la splendida She went away la band si sposta su coordinate tipicamente US metal. Bellissima la prova vocale di Sentance, intento a ricamare interessanti trame vocali intorno ad una ricercata e mai scontata costruzione melodia. 20 Hours of midnight si rivela essere un cadenzato brano dal flavour cupo e dall’andamento orientato sicuramente e maggiormente verso lidi hard rock di memorie Black Sabbath mentre di tutt’altro stampo si rivela essere Welcome to tomorrow’s little world autentico heavy metal thunder caratterizzato ancora una volta da refrain diretti ed avvincenti. Ma il vero capolavoro del platter prende sicuramente il nome di Shadows, autentico manostritto di incontaminato ed incontrastrato US Heavy Metal dall’andamento eroico e solenne sostenuto dall’impeccabile riffing di Cavazo e dal bellicoso accompagnamento della batteria di Appice che introduce refrain epicheggianti e carichi di pathos. La successiva Zombies (Judas Priest meets Iron Maiden with class) è preludio alla splendida Indian Path, ottimo Hard Rock anthem che pone il sigillo finale su un disco di caratura internazionele dietro il quale si cela un lavoro totalmente italiano.
Per concludere, musicalmente l’album (che sarà distribuito in italia dalla Masterpiece) è un concentrato di vari stili musicali, si va dai ritmi class dell’opener ad un US Metal di stampo diretto e potente, ad un british sound marcatamente NWOBHM per approdare ulteriormentea ad un classico Hard Rock. Un lavoro che risulta, tuttavia, omogeneo, travolgente e assolutamente intrigante.
Vincenzo Ferrara