Recensione: Dionyst

Di Manuele Marconi - 11 Luglio 2024 - 19:41
Dionyst
Band: Dekadent
Etichetta:
Genere: Black 
Anno:
Nazione:
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73

Dalla Slovenia, precisamente da Ljubjana, arrivano i Dekadent, un gruppo che si manifesta come araldo della creatività e dell’indipendenza, dell’impermeabilità alle influenze delle masse e insensibile al grande consenso. Presenti sulla scena da ormai 20 anni e con una carriera solida alle spalle si ripresentano nel  contesto musicale moderno nel 2024, con la loro ultima uscita: “Dionyst”. Il disco esce in formato digitale e senza etichetta, rispettando effettivamente le premesse artistiche e d’intenti della band.

L’opener è potente e ritmata, ma i momenti strumentali che potremmo categorizzare come atmosferici sono molto trascinanti e di qualità. Si vede che i nostri conoscono il loro mestiere: chitarre acute e piacevoli che non stonano con l’atmosfera che si crea. Altri due episodi rimarchevoli sono senz’altro “Zástor” e “Vorteks strupa”, due pezzi massicci di black/doom (anche se il secondo è più tendente al black) arricchiti con assoli ispirati e mai di troppo.  Non mancano episodi meno esaltanti; pezzi anonimi e interlocutori come “Saturnalian Rites” o inutilmente pesanti (nel senso negativo del termine) come “Seolfor Threnodie”, che inevitabilmente vanno a sporcare un po’ un ascolto che nel suo complesso risulta comunque gradevole, ma senza mai spiccare il volo.

I Dekadent sanno quello che fanno e si vede: forse “Dionyst” non può annoverarsi fra le prime file del genere o dell’anno, ma sicuramente non si tratta di un lavoro pessimo o di scarsa qualità. Plauso particolare alla copertina del disco, davvero d’impatto.

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