Recensione: Dionysus [Ep]
I Death SS suggellano l’inizio del 2014 con un Ep di quattro tracce, abbinato a una copertina di classe e da un booklet con i testi dei primi tre brani, accompagnati da una grafica accattivante. Il Cd, inoltre, contiene i videoclip ufficiali di Dionysus e The Crimson Shrine.
Dionysus è la stessa versione del pezzo apparsa all’interno di Resurrection, l’album del ritorno della “bestia” su full length dopo l’apparente stop ad libitum siglato da The Seventh Seal. Il brano che apre l’Ep consegna i Death SS in gran spolvero, come già scrissi all’interno della recensione apparsa su questi stessi schermi nel giugno del 2013: la vena creativa di Steve Sylvester & Co. raggiunge il proprio picco in Dyonisus, pezzo trasognato che rimanda inevitabilmente al passato aureo del gruppo di stanza a Firenze. Grande melodia mista a un ottimo songwriting, in linea con i fasti degli anni Ottanta, interpretazione delle coriste inclusa. Per lo scriba uno degli episodi migliori scritti dai Death SS negli ultimi quindici anni.
A reiterare la propensione verso il buon gusto carico di melodia, i Nostri reinterpretano la celeberrima Temptation, una delle canzoni simbolo della Disco Dance anni Ottanta, firmata Heaven 17, gruppo proveniente da Sheffield nato idealmente come contraltare buonista alla violenza sonora espressa da campioni marchiati Yorkshire Steel quali Saxon e Def Leppard; quantomeno questi ultimi agli inizi della carriera, quando faceva Loro comodo, e pure molto, essere etichettati come Nwobhm, godendo così appieno del supporto incondizionato delle radio inglesi dell’epoca… Tornando a Temptation, a fare da contraltare a una con i controcolleoni come Carol Kenyon – tanto per inquadrare il personaggio, oltre che degli Heaven 17, si occupava in sede live di fare le backing vocal per i Pink Floyd e per Mike Oldfield – i Death SS ingaggiano Romina Malagoli, che con un’interpretazione sublime riesce a caratterizzare la traccia con una classe cristallina.
Altro centro pieno a favore dell’Ep, il pezzo numero tre, The Glory of the Hawk degli italianissimi Thelema, combo gotico attivo fra la fine degli anni Ottanta e metà anni Novanta. Grande l’intuizione da parte dei Death SS di forzare la mano in chiave western, pregna di quella retorica epica della polverosa frontiera che, se fatta bene, come nella fattispecie, è in grado di provocare brividi lungo la schiena a tutte le latitudini.
A chiudere il disco una “semplice” versione dal vivo di The Crimson Shrine registrata nella magica “Night of the living Death SS” celebrata in quel di Trezzo sull’Adda il 18 ottobre 2013, di fronte a una folla numerosa, in crisi di astinenza dai Grandi e insuperati Signori delle Tenebre dell’HM italiano.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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