Recensione: Disciples of Ravens Vengeance

Di Fabrizio Figus - 3 Novembre 2023 - 13:08
Disciples of Ravens Vengeance
Band: Omission
Etichetta: Xtreem Music
Genere: Black  Thrash 
Anno: 2023
Nazione:
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Il mondo del Thrash Metal è una realtà complessa. È una landa sconfinata dove possiamo trovare dei prodotti eccellenti e in continua evoluzione, oppure delle release scadenti e fastidiosamente autocelebrative o, peggio, ridondanti. Bruce Dickinson, in un’intervista su “HM” nei primi anni ’90, una volta disse “Il Thrash Metal è un genere che si autolimita”. Non sono mai stato d’accordo con questa affermazione perché, semmai, sono semplicemente i generi in sé ad autolimitarsi. Ma, a volte, sono questi limiti a darci un senso di appartenenza, di sicurezza, di “zona di comfort”.

Di sicuro, quello in questione, è un genere variopinto, dove possiamo trovare praticamente qualsiasi stile vocale: lo scream, il growl e il cantato pulito; stili chitarristici scarni o ipertecnici, con un songwriting complesso oppure limitato ai powerchord.

Ma c’è una cosa che il Thrash non deve essere: fossilizzato. Forse deve esserlo meno degli altri generi perché, negli anni ’80, compì una rivoluzione molto forte, che si staccava completamente da qualsiasi altra cosa sentita fino a quel momento e che, senza avvertire, irrompeva sul mercato (e nella cultura) con la sua violenza incondizionata.

E qui arriviamo al punto in questione: la vecchia scuola ha posto le basi per un futuro solido, fornendo tutte le chiavi evoluzionistiche per proseguire, arricchire, migliorare e cesellare questo tipo di musica (qualcuno ha detto “Kill’Em All?). Gruppi come Exodus, Overkill, Sodom e Kreator hanno lanciato il sasso senza nascondere la mano e, infatti, ancora oggi, lapidano i nostri hi-fi con aria beffarda. Loro. E loro devono farlo.

Qualsiasi altra operazione di ricalco risulta inutile, priva di senso, quasi infantile.

Non dimentichiamoci che la musica è una forma d’arte. Nessuno si sognerebbe di dipingere un’altra Gioconda o scolpire La Pietà esattamente come gli originali, al giorno d’oggi. A mio avviso, questo è il problema principale dell’ultima fatica degli spagnoli Omission. Non l’unico però. Il disco appare, a un primo ascolto, come una raccolta nostalgica di stilemi di quarant’anni fa, con mitragliate chitarristiche al fulmicotone, assoli veloci come la luce e una voce dura (che strizza l’occhio, ogni tanto ai primi Venom).

Partiamo con “Rabid Aggression”, intro “horror” che ci scaraventa su “Hatred Circles”, un brano veloce di puro thrash metal. Si prosegue con “Shrouded Alive”, dove un invasato Patillas sembra voler distruggersi le corde vocali. “Roulette” ci dà un momento di respiro, almeno in parte, e si percepisce qualcosa che ricorda il gruppo ispanico ska-punk Ska-P. La perversa e cadenzata “Slow and Crooked” scorre senza infamia né lode, fatta eccezione per due picchi curiosi del cantante (un acuto e una risata) che sicuramente pongono peculiarità al brano. Torniamo con i bpm altissimi in “Burn the Cross” per poi mantenerci sullo stesso livello con “Conspiracy from Murks”. Terminiamo con due brani strumentali: “It’s Better to Burn Out” (con parti ispirate al Black Metal norvegese) e “…Than to Fade Away”.

Oltre al già citato discorso emulazione sopra descritto, l’altro tallone d’Achille di questo lavoro è la produzione. La batteria risulta chiusa, come ripresa da un’altra stanza e si ha quasi l’impressione, in certi punti, che le chitarre vadano addirittura per conto loro, fuori tempo, e non solo nelle parti veloci ma anche in quelle cadenzate. In conclusione, questo “Disciples of Ravens Vengeance” è un disco rabbioso? Sì. È un prodotto appassionato? Certo. Ma non brilla di originalità. Non è la “vecchia scuola” vestita di nuovo, è più un “mettere i vestiti del fratello maggiore”, anche un po’ rovinati. È un po’ tutto già sentito, scontato. Un vero peccato perché le doti canore di Patillas sono sicuramente da sottolineare e con la sua chitarra potrebbe essere, in alcune parti soliste, un valido erede del vecchio Kirk Hammett.

Per concludere: ce n’era bisogno…?

https://www.omission.es/

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