Recensione: Disiplin
Recensire questo album per me è un onore oltre che un immenso piacere. Il motivo è semplice: si tratta di uno degli album più riusciti in ambito Black Metal partoriti da un po’ di anni a questa parte. La grandezza di questo disco sta proprio nel portare avanti una tradizione musicale che attinge dal miglior Metallo Nero Norvegese di metà anni Novanta, mescolandola con altri elementi quali il Thrash ed il Death di matrice ottantiana, aggiungendo al tutto una sana dose di rock n’ roll (inteso in senso molto lato), ed il risultato è sorprendente!
Il gruppo capitanato dall’ex Myrkskog General K ci travolge con undici brani carichi di odio e misantropia, dove si alternano sfuriate prettamente Black a momenti meno tirati, vocals abrasive e perennemente distorte, testi e attitudine che attingono dalla tradizione bellica, e, in generale, potremmo parlare di un gruppo che ha fatto sua la lezione delle ultime uscite targate Moonfog, la label di proprietà di Satyr dei Satyricon. Ed è proprio dal sound di questi ultimi che i Disiplin prendono ispirazione, ma al confronto di questo album, l’ultimo Satyricon, “Volcano“, quasi scompare.
Il cd si apre con “Ultimatum“, caratterizzata da una intro dai forti richiami bellici, ideale apertura e dichiarazione d’intenti sui contenuti musicali e lirici che troveremo da qui a seguire, dove si alternano violenza pura ed up-tempos più controllati . Si ha la sensazione di trovarci di fronte ad una hardcore band che suona Black Metal vecchia scuola, tanta è l’intensità profusa, così, come niente fosse. Si prosegue con “Liberation”, a parere di chi scrive una delle perle di questo lavoro, più lenta nel suo inesorabile incedere, sorretta da riffs marci e terrificanti, lievi accelerazioni qua e là, un ritornello molto catchy richiamante certe sonorità thrash vecchio stile (caratteristica, quest’ultima, che pervade un po’ tutte le composizioni) e un alone “darkthroniano” che avvolge il tutto come un manto oscuro. Si riparte con una bella dose di puro Metallo Nero nella successiva “Strategy Formulation”, che presto però si arricchisce di elementi prettamente Metal, dove a dominare sono anche questa volta le chitarre ritmiche, di chiara estrazione Thrash old-style. Da segnalare, in questo brano, la presenza, in veste di special guest, di Bard Faust (ex-Emperor, ex-Dissection, Scum e Aborym tra le sue tante collaborazioni) come autore delle lyrics. Lasciatevi accompagnare dalle “militaresche” note della quinta track, “The One Who Makes You Crawl”, sprezzante episodio che trasuda misantropia e odio verso tutto ciò che vive. Il quadro comincia ad acquistare colori sempre meglio definiti, la musica di questi “insegnanti in Disciplina” acquista sempre di più il suo reale valore, ma questo avviene totalmente solo se assocìata alla natura deviata delle liriche, mai scontate, non dei semplici inni al Maligno, ma impregnate di una concezione Anti-Umana, Anti-Cosmica e Anti-Vita (non a caso il successore di questo “Disiplin” si intitolerà “Anti-Life”)!
La seconda parte del cd si apre con la lenta e strisciante “Titan Imperia”, sorretta da ottimi arpeggi dissonanti, che fungono da contorno ideale ad una song realmente disturbante ma oltremodo affascinante. Più o meno sulle stesse coordinate si muove l’eloquente “A Lesson In Discipline”, che rasenta certe sonorità tanto care a certo Depressive BM, ma ecco che subito dopo ci viene inferto un altro violento colpo a nome “The Death Song”, forse una tra le canzoni più canonicamente Black Metal del lotto. Chiude il lavoro “Under His horns”, brano che alterna sfoghi incontrollati di rabbia a momenti più cadenzati ma molto oscuri, chiusura ideale e “sofferta” di un lavoro che lascia attoniti e con le orecchie doloranti, che teme pochi confronti ma, anzi, quasi distrugge gli ultimi Satyricon e Darkthrone (tanto per citare due tra le loro influenze principali, nonché compagni di etichetta), con un lavoro ferale, scarno, diretto, disturbato e disturbante tanto nella musica quanto nell’attitudine del gruppo stesso, il quale si distacca parzialmente dai soliti cliché del genere per ridefinire un nuovo modo di intendere il Black Metal. E l’intento in questo caso è stato indubbiamente raggiunto. Credo che questo album rappresenti, almeno per il sottoscritto, un ampio spiraglio in una scena che ultimamente sembra sopravvivere all’ombra dei nomi storici del genere, dove poco o nulla si osa e dove la sensazione di deja-vu è spesso preponderante e fastidiosa. Già solo per questo, il coraggio e la forza distruttrice dei Disiplin, andrebbero premiate.
1) Ultimatum
2) Liberation
3) Strategy Formulation
4) Kniferegime
5) The One You Makes You Crawl
6) Titan Imperia
7) Hate Engine
8) A Lesson In Discipline
9) The Death Song
10) The Lucifer Principle
11) Under His Horns