Recensione: Divine Gates Part I: Gate of Hell
Per il secondo disco ufficiale (terzo se si conta il solista di Antonini “When Water Became Ice”, dove hanno partecipato sostanzialmente tutti i membri della band) gli Skylark hanno voluto fare le cose in grande: una metal opera, forse i primi a sperimentare una cosa del genere in campo power, divisa in due parti che solo per motivi di mercato sono state vendute separatamente e in tempi diversi. Già perché il doppio cd Divine Gates, di cui analizzeremo in questa sede il primo capitolo, ha tutti i tratti caratteristici dell’opera metal: c’è un concept (che riprende i temi trattati nella lunghissima suite Light – da Dragon’s Secrets – riassumibili molto semplicemente nell’eterna lotta tra il bene e il male) e ci sono vari personaggi-cantanti che interpretano i testi, oltre ad alcuni ospiti importanti alle chitarre.
Il parter de roi chiamato in causa è tutto italiano: i protagonisti vocali di Gate of Hell sono, oltre all’ovvio e immancabile Fabio Dozzo e allo stesso Eddy Antonini (che si è ritagliato alcune piccole parti), Giovanni De Giorgi, Monica Golfetto, Marina Maggioni (tutti e tre sentiti all’opera anche su altri lavori della band), Folco Orlandini (Mezmerize, Time Machine) e Roberto Tiranti (Labyrinth); alle chitarre invece troviamo come ospite l’ottimo Vic Mazzoni (Projecto), che si fa carico quasi interamente di tutto il lavoro, e Fabrizio Romani all’epoca appena entrato nel gruppo.
Parlando della parte strettamente musicale, con questo lavoro gli Skylark rendono definitivo il proprio sound: un metal melodico, che fa delle veloci cavalcate e delle fughe barocche il proprio punto di forza e che abbandona completamente quei tratti “oscuri” che caratterizzavano l’esordio autoprodotto The Horizon & The Storm. Come sempre accade nelle band che hanno come principale compositore un tastierista, le tastiere (appunto) hanno un ruolo più evidente rispetto a quello che dovrebbe essere il tappeto ritmico delle chitarre, tuttavia queste ultime escono molto bene in fase solistica, dove beneficiano di tutto lo spazio dovuto. Tra l’altro la resa sonora finale (il mixaggio è opera dello stesso Antonini e di Frank Andiver), è piuttosto buona, soprattutto se confrontata con alcuni degli altri lavori della band.
La parte iniziale del disco non lascia respiro e pone in apertura tre brani molto lunghi (tra i 7 e i 9 minuti), veloci ed estremamente melodici: se Welcome è sostanzialmente la classica canzone d’apertura lanciata a tutta velocità, The Thriumph e Belzebù acquistano invece i contorni della suite proponendo cambi d’atmosfera e situazioni musicali che rendono più fluido e mai noioso l’ascolto. Protagonista assoluto di questa prima parte del lavoro è Fabio Dozzo cantante dotato di pregevole espressività e buona estensione vocale. Dopo un inizio così arrembante ci pensa The Last Question a far prendere un po’ di fiato, un brano malinconico sorretto dall’ottimo Folco Orlandini e dal clavicembalo di Antonini. La quiete tuttavia dura poco e così, subito dopo, è la volta di Earthquake: due minuti scarsi per uno strumentale che si propone come uno dei pezzi più tirati che gli Skylark abbiano mai proposto. Si prosegue poi con la delicata ballad I Can’t Find Love Tonight, cantata anche questa interamente da Orlandini, e con la più canonica (e vicina allo stile originario della band) Satan Arise.
Why Did You Kill The Princess? è invece il brano dove praticamente tutti i protagonisti interagiscono fra di loro è così assistiamo ad un fiorire voci e stili diversi, il tutto nella cornice di un brano ancora una volta molto veloce e dinamico. Chiude Dance Of Star, brano potente, dalle ritmiche serrate e dal notevole appeal delle linee vocali.
In conclusione posso tranquillamente espormi e dire che questo è uno dei dischi complessivamente meglio riusciti degli Skylark. Forse a livello compositivo è un po’ più semplice rispetto ad altre produzioni della band (precedenti e successive), ma grazie a questo piccolo dazio è cresciuta la resa sonora e la fruibilità dei brani, restituendo ai fan (e non solo) il disco più godibile sotto tutti gli aspetti.
Nota: la versione recensita è la special edition in formato A3 digipack, eventuali differenze di tracklist con la versione “normale” sono dovute a questo.
Line Up:
Fabio Dozzo (voce)
Eddy Antonini (tastiere)
Roberto Potenti (basso)
Fabrizio Romani (chitarra)
Federico Ria (batteria)
Track list:
1) Intro
2) Welcome
3) The Thriumph
4) Belzebù
5) The Last Question
6) Earthquake
7) I Can’t Find Love Tonight
8) SatanA rise
9) Why Did You Kill The Princess?
10) Lift For The Sky
11) Dance Of Stars