Recensione: Divine Gates Part II: Gate of Heaven
Uscito a neanche un anno di distanza dal precedente, il secondo capitolo della saga Divine Gates prosegue il discorso iniziato nella prima parte, a livello lirico ovviamente ma anche musicale visto che, come detto nella recensione al primo capitolo, le sessioni di stesura dei brani sono sostanzialmente le stesse. Parlare di Gate of Heaven come un album fotocopia, è tuttavia sbagliato perché, a differenza del suo predecessore, le canzoni qui presenti hanno un tiro diverso e vivono di una certa contrapposizione: meno melodiche e più ritmicamente compatte quelle di minor durata, più keyboards oriented e complesse quelle lunghe. A questo si aggiunga un ospite di un certo peso alla lista di quelli già presenti su “Gate of Hell” (ricordiamo tra gli altri Folco Orlandini, Vic Mazzoni e Roberto Tiranti): Olaf Thorsen (Vision Divine, ex Labyrinth) qui impegnato a suonare, con il suo stile unico e riconoscibile, tutte le parti ritmiche e buona parte degli assolo. Complessivamente questi elementi, che possono sembrare marginali, fanno la differenza e Gate Of Heaven risulta più incentrato sulla chitarra rispetto a Gate of Hell (cosa peraltro un po’ curiosa se si considera l’immaginario legato alle parole inferno e paradiso).
La partenza è affidata alla veloce doppietta Among The Clouds e Who Is God?, due brani vigorosi, dalle ritmiche serrate, dove a farla da padrone sono appunto le chitarre mentre le onnipresenti tastiere emergono solo in corrispondenza di brevi break strumentali. Lady Of The Sky e The Heaven Church sono invece i due brani più lunghi. Come detto cambia il tiro: le tastiere di Eddy si riappropriano del consueto spazio tessendo ricami barocchi e tappeti sinfonici, entrano in gioco rispettivamente Folco Orlandini e Roberto Tiranti a duettare con Fabio Dozzo e, come sempre nel caso di brani di questa durata (si superano i 10 minuti), le situazioni musicali sono mutevoli. Insanity Is The Truth, che riprende il leit motiv dei due pezzi iniziali, rivede Fabio Dozzo indiscusso protagonista e trova forza grazie alla batteria (messa in primo piano) e in alcuni spunti più duri del solito, evidenziati anche da cori dal piglio epico. Con The Guardian Angel si torna invece al classico stile della band: velocità (elemento che non manca quasi mai), melodia e le tastiere in bella mostra. Un brano simile, se vogliamo, a quelli presenti sul solista di Antonini (When Water Became Ice). In chiusura Last Christmas In Hell riprende ancora una volta il tema del brano ritmicamente tirato, “esagerando” nel proporre un ritornello quasi senza melodia. Un pezzo sicuramente interessante nel suo essere così diverso dai soliti standard della band. Un’altra piccola sorpresa è data dalla presenza di una ghost track: non segnalata in scaletta è presente una nuova versione della crepuscolare A Star In The Universe (da The Horizons & The Storm), dove troviamo il sempre ottimo Roberto Tiranti a duettare con il pianoforte di Eddy, al posto dell’originario Fabio Dozzo.
Trainato dal buon successo del precedente episodio questo lavoro è a tutt’oggi il più venduto della Underground Symphony, tuttavia personalmente continuo a preferire (di poco) la prima parte. Niente paura però per gli amanti del power metal sinfonico lanciato a tutta velocità e degli Skylark: questo è e rimane un prodotto di primo piano, da avere in coppia con Gate of Hell.
Nota: la versione recensita è la special edition in formato A3 digipack, eventuali differenze di tracklist con la versione “normale” sono dovute a questo.
Line Up:
Fabio Dozzo (voce)
Eddy Antonini (tastiere)
Roberto Potenti (basso)
Fabrizio Romani (chitarra)
Federico Ria (batteria)
Track list:
1) Among The Clouds
2) Who Is God?
3) Lady Of The Sky
4) Monday 13 October
5) Insanity Is The Truth
6) The Guardian Angel
7) The Heaven Church
8) Last Christmas In Hell
9) Outro
10) A Star In The Universe (Ghost Bonus Track)