Recensione: …Doedskvad

Di Alessandro Cuoghi - 4 Settembre 2009 - 0:00
…Doedskvad
Band: Taake
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
87

Helnorsk Svartmetall!
Un latrato dal profondo dell’inferno squarcia il silenzio: solamente Black Metal norvegese! Una chiara dichiarazione d’intenti apre questo Hordalands Doedskvad, terzo studio album dei norvegesi Taake, formazione capeggiata dall’eclettico Ørjan Stedjeberg aka Ulvhedin Hoest (voce, chitarra, lyrics e composizioni) e completata da Lava (basso, voce), Mord (batteria) e C. Corax (chitarra).
La band, il cui nome deriva dal termine norvegese “tåke” (nebbia), è riuscita a ritagliarsi un proprio spazio nell’universo del TNBM odierno grazie ai due precedenti lavori: Nattestid Ser Porten Vid  e Over Bjoergvin Graater Himmerik, acclamati da pubblico e critica. Questo Hordalands Doedskvad il cui titolo è traducibile come “il canto della morte di Hordaland”, la contea norvegese con capitale Bergen, conclude la trilogia iniziata nel 1999 con Nattestid.

Il disco presenta un format inalterato rispetto ai precedenti lavori: troviamo infatti 7 canzoni cantate interamente in lingua norvegese, prive di titolo e segnate solamente da un numero, come per evitare che vengano identificate, destinandole a comunicare emozioni solo a chi è in grado di recepirle. Una scelta questa indice di mentalità anticommerciale e attitudine pura, perpetrata anche nella vita dal leader della band Hoest, mente geniale del Black Metal ma personaggio decisamente controverso, proclamatore del male assoluto e discusso protagonista di vicende di cronaca che vanno dalla violenza all’accusa di nazismo.

Ma parliamo della musica, i brani sono intensamente articolati, complessi e di durata elevata. Sono necessari diversi ascolti per poterli assimilare appieno ma, cosa fondamentale, il disco gode di buona longevità. L’apertura delle danze è affidata alla dichiarazione citata in precedenza, “Helnorsk Svartmetall!”, che emerge dalla nebbia come per avvisarci che stiamo andando incontro a qualcosa di pericoloso, il tempo di un battito di ciglia e veniamo investiti da un riff tremendamente black, chirurgicamente scandito, maligno e potente che sfocia in un coro di incitamento diretto all’immediato coinvolgimento emotivo. Ormai siamo dentro, non possiamo e non vogliamo uscire, veniamo investiti da tonalità di grigio e da sferzate di doppio pedale, cambi di tempo improvvisi e riff micidiali. Tramortiti da  tanto sterminio sonoro giungiamo a quello che pare essere il termine del brano, quando un arpeggio beffardo ci avverte che non è ancora finita. Un brevissimo stacco di pianoforte, un debole barlume di luce che viene immediatamente offuscato dalla distorsione della chitarra, portatrice di un nuovo devastante assalto sonoro che ci sbalza verso la reale conclusione del brano. Da notare la partecipazione alla song, che si rivelerà essere una delle migliori del disco, di Nattefrost (Carpathian Forest) e del suo vecchio collega Nordavind entrambi in veste di guest vocalist.
La canzone II esibisce riff melodici alternati a stacchi potenti,  sorretti da una doppia cassa a mitraglia e un blast beat tellurico. E’ interessante il giro che anticipa il finale, dal sapore vagamente arabeggiante. La traccia III, secondo chi scrive una delle migliori del lotto, si apre con un riff afflitto e funereo che ci trasporta in lande lontane, dove la terra nera prende forma sotto di noi. Veniamo circondati dalla foschia e oppressi dal gelo mentre una chitarra malinconica ci avvolge e ci spinge fino a gettarci nuovamente in un turbine di sensazioni che esplodono con l’attacco della batteria e della voce crepitante di Hoest, in grado di infondere al pezzo la malignità posseduta solo da chi odia il mondo e la vita. L’atmosfera funerea incarnata da questa song è qualcosa di difficilmente descrivibile e a cui è impossibile rimanere indifferenti. La canzone IV si apre con un riff folk/black, che ci trasporta direttamente verso le 7 montagne che circondano Bergen, a cui Hoest e soci hanno fatto una dedica intrinseca in ogni loro album inserendo sempre 7 canzoni. Ascoltando il brano possiamo quasi sentire l’odore del muschio sulla corteccia degli alberi nelle grandi foreste e inspirare appieno l’aria fredda e umida della notte norvegese. Con la traccia V si vira verso il Black Metal più malato e straziante, che unisce potenza a malinconia dissonante e si conclude con un deciso rallentamento dai forti richiami depressive. Arriviamo così alla penultima canzone del lotto, strumentale introdotta da un riff ossessivo accompagnato da una batteria scandita e marciante che sfocia in un giro dal sapore folk per rituffarsi in un mid tempo Black Metal dal groove assassino.
Ascoltando la canzone VII, veniamo investiti da una cavalcata roboante, decisamente epica a cui si susseguono parti più drammatiche e nuovi massicci assalti bellicosi che la rendono scorrevole nonostante la durata di 9 minuti. Siamo infine giunti alla conclusione del nostro viaggio, credo che l’atmosfera che Doedskvad e i suoi predecessori sono in grado di trasmettere venga descritta perfettamente dalla frase ricavata ordinando la parola identificativa di ogni album della trilogia, Nattestid-Bjorgvin-Doedskvad: “la canzone della morte nella Bergen notturna”.

Per concludere, Doedskvad è un album che merita un posto nella collezione di ogni vero blackster, associa emozioni e potenza a una esecuzione tecnica di tutto rispetto per il genere proposto ma soprattutto è la prova del fatto che il True Black Metal è ancora lungi dal morire.

Alessandro Cuoghi

Discutine sul forum nel topic apposito!

TRACKLIST:

I
II
III
IV
V
VI
VII

Ultimi album di Taake

Band: Taake
Genere:
Anno: 2011
82
Band: Taake
Genere:
Anno: 2005
87
Band: Taake
Genere:
Anno: 2008
75
Band: Taake
Genere:
Anno: 2002
85