Recensione: Dominus Draconis
Da Trieste si affaccia sulla scena musicale un quartetto dal nome curioso: “H”. Inevitabilmente si rimane perplessi e incuriositi davanti ad una scelta del genere, considerando anche la copertina ed i testi di un gruppo che ha le idee molto chiare: portare l’inferno nelle orecchie dell’ascoltatore. Peculiarità che balza subito all’occhio (anzi, all’orecchio) è quella del cantato: totalmente in lingua italiana. Per molti potrebbe essere un muro di non poco conto, perché diciamolo, noi tutti assidui ascoltatori di musica “metallara” siamo abituati a ben altri idiomi, che sia un inglese grugnito o un norvegese strillato. E’ inutile quindi negare un effetto un po’ strano ai primi ascolti, un po’ di smarrimento, un po’ di “scomodità” rispetto ad una involontaria comfort zone uditiva che in questo caso risulta ostica all’apprezzamento del lavoro, se non si è aperti alla valutazione del disco. L’album si intitola “Dominus Draconis”, e nella sua mezz’ora abbondante regala più di un sussulto. La qualità media è molto buona: il disco si attesta su livelli più che buoni in ogni traccia, tramite brani dinamici e ben suonati. Fra tutti spicca sicuramente “Il Sesto Sigillo”, che associa ad un titolo così solenne un lavoro in fase di riffing e di batteria assolutamente trascinante, semplice ma efficace (filosofia che sarà portata avanti per tutto il disco) e con un assolo finale molto gradevole. Notevole anche “Locuste Dell’Abisso”, altro pezzo molto animato e coinvolgente, un black thrashoso quanto basta per catturare per bene l’attenzione. Probabilmente il brano più debole è paradossalmente quello conclusivo, un po’ più lento ed introspettivo, sebbene non terribile; semplicemente un gradino sotto il resto del disco.
Un gruppo nato nel 2015 che sforna il primo disco nel 2022, c’è da dire che il tempo per lavorarci su se lo sono presi. Innegabile un certo “Effetto In.Si.Dia”, che potrebbe scoraggiare i più, ma gli H utilizzano la teatralità della nostra lingua a proprio vantaggio, creando con l’enfasi della loro musica e l’artwork un’atmosfera con toni semi-danteschi, forse non per tutti ma sicuramente piacevole ed originale. Ottimo esordio per un gruppo da tenere d’occhio.