Recensione: Don’t think… Obey!
Con un pochino di ritardo ecco che arriva tra le mie mani l’album d’esordio degli Stormbringer. La band lombarda si forma nel ’98 e vede fin da subito una line-up composta da Jessica (voce), Emanuele (chitarra), Mauro (batteria) e Simone (basso). A questi un anno dopo si aggiunge Grabriele alle tastiere ed è con questo assetto che registrano il primo demo, omonimo, che gli permetterà di farsi conoscere nei locali nelle zone di Novara, Varese, Milano e Como. Così dopo alcuni anni di dura gavetta, ad inizio 2005 gli Stormbringer decidono che è arrivato il momento di sintetizzare in un album quella che è la loro esperienza e modo di intendere il metal. Vede così la luce questo Don’t think… Obey!, nove tracce auto-prodotte che permette al gruppo di firmare un contratto con l’etichetta indipendente My Graveyard Production.
La proposta dei Nostri è facilmente riconducibile ai due filoni di metal classico per eccellenza: quello britannico (Iron Maiden su tutti) e quello americano. Siamo quindi alle prese con una band dal sound tipicamente “eighties”, con pochi compromessi e solo qualche timida puntata nel power europeo (sempre d’annata). In questo contesto gli Stormbringer si muovono bene e con disinvoltura, ora premendo l’acceleratore ora rallentando. Tuttavia non sempre le composizioni hanno quella “civetteria” che permetterebbe loro di far presa fin da subito (penso ad esempio a brani come Life in Oblivion o a qualche assolo fin troppo semplice sparso qua e là). E questo onestamente è un po’ l’unico limite di questo lavoro perché, se è vero che spesso si apprezza maggiormente un disco che cresce con gli ascolti è anche vero che per un gruppo esordiente, e che propone un genere super-collaudato, è molto importante colpire subito al cuore di chi ascolta.
I ragazzi sono abbastanza smaliziati da non cadere nel tranello della “intro” e così ad aprire le danze è l’impetuosa Heavy Metal, canzone dalle ritmiche incalzanti e con un ritornello che si stampa subito in testa, che mette subito in mostra l’aggressiva voce di Jessica, perfetta nel suo ruolo di “screamer”. Un brano di sicuro impatto che metto tra le cose migliori del lotto insieme a X, forse il più melodico e diretto con il suo mix molto riuscito tra Maiden e White Skull, e l’oscuro Death and Soul che con le sue ritmiche cadenzate e tastiere vagamente horrorifiche conquista immediatamente. Buoni spunti anche in Arrogance Man, giusto punto d’incontro tra le due filosofie metalliche (brithish e u.s.) e Obey, anche se come dicevo risultano un po’ meno dirette di quanto auspicato. In chiusura ufficiale troviamo la minisuite strumentale Mistery: un particolare mix tra certo hard n heavy molto lento ed oscuro di chiara ispirazione settantiana e il sound eighties che la band ha messo in mostra lungo tutto il cd. Non sempre fluida, ma comunque godibile. A seguire una piccola sorpresa (che per la verità ho apprezzato poco) che non svelerò: mi raccomando solo di non spegnere il lettore anzitempo.
In conclusione non posso far altro che complimentarmi con questi cinque ragazzi, se non altro per la passione che traspare dalla loro musica e per essere comunque riusciti a tirar fuori una manciata di canzoni apprezzabili. Sicuramente ci sono margini di miglioramento che, penso, sapranno sfruttare con il tempo. E poi sono sicuro che è in sede live che la musica qui proposta raggiunge la sua massima espressione. Per saperne di più sulla band e per ascoltare gratuitamente gli estratti da Don’t think… Obey! basta andare sul sito ufficiale.
Tracklist:
1. Heavy Metal
2. Red Moon Rising
3. Arrogance Man
4. Obey
5. Death And Soul
6. Intro
7. X
8. Life In Oblivion
9. Mystery