Recensione: Doomfoxx

Di Alessandro Zaccarini - 12 Dicembre 2005 - 0:00
Doomfoxx
Band: Doomfoxx
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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75

Giovani, casinisti, affascinati dalle belle donne e pieni di un’innata passione per il rock’n’roll semplice e blueseggiante: un copione inaugurato una trentina di anni fa da due fratelli emigrati dalla Scozia e a cui le terre australiane hanno già avuto modo di fare da scenografia diverse volte. Oggi tocca ai Doomfoxx, con le dovute differenze qualitative, ripercorrere l’autostrada per l’inferno.

A presentarceli, un grazioso sederino dal quale sbuca timidamente un perizoma essenziale e minimalista, un artwork che attirerà non pochi sguardi curiosi in giro per i negozi, i cataloghi e i mailorder del globo…

L’esordio discografico di questa band, comunque già abbastanza nota complice un discreto lancio pubblicitario culminato in quel dello scorso Wacken, è affidata ai due minuti di Pure Platinum, hard rock di razza dettato dalle pelli di Jase Burec, in un drum-riffing tanto caro agli Ac/Dc dell’era ‘High Voltage’/’Dirty Deeds…’/’Powerage’. Le influenze della band dei fratelli Young si palesano in maniera ancora più clamorosa nella successiva Piece of Me, dove un riff a cavallo tra una ‘It’s a Long Way to the Top’ e una ‘Jailbreak’ guida il brano sui binari dell’hard rock settantiano più accattivante, con i suoi ritmi semplici e le chitarre dal sapore rhythm’n’blues. Con Look Ma No Hands i Doomfoxx abbracciano in maniera più che riuscita le alte velocità e tutti i canoni dello street/glam, arrivando a un approccio musicale decisamente ottantiano. Boyfriend cede un po’ dell’aggressività anacronistica dei brani precedenti in nome di qualche espediente più contemporaneo, risultando meno efficace e spontanea, mentre con My Beautiful Friends ci troviamo a fronteggiare una ballad dalle influenze in bilico tra una parte strumentale vicino agli Aerosmith e linee vocali in pieno stile street rock. La parentesi più distesa prosegue per tutta la parte centrale del disco, con una Schoolboy Adonis dall’accennata natura country e la più blanda e rockeggiante Ginger Rose. Il ritmo e la combattività dei Doomfoxx tornano a crescere con Sweetheart of the Troops, pezzo dove lo stile di Stuart McKie mostra tutta l’influenza del grande Bon Scott. Si resta su ritmi elevati e riffing in palm-muting con Drugs e Abandon All Hope prima della decelerazione a opera di Girls Like You. Chiusura affidata alla spensierata semi-ballad Rock’n’Roll Show, dove l’ugola calda e screanzata di Stuart McKie gioca su uno scheletro dalle fortissime influenze blues.

I Doomfoxx sono una band giovane fuori e dentro, con una grande vitalità e ottimi margini di crescita. Il loro primo disco supera senza troppi problemi l’ostacolo dell’eccessiva ripetitività o della monotonia, grazie a una proposta che spazia da brani più tirati e street ad altri più sognanti e d’atmosfera. I richiami all’hard rock di classe del passato ci sono tutti, e sono tutti messi al servizio di una natura dei Doomfoxx che già da questo primo disco sembra fremere per uscire allo scoperto. Noi siamo qui ad aspettarla.


Tracklist:

01. Pure Platinum
02. Piece of Me
03. Look Ma No Hands
04. Boyfriend
05. My Beautiful Friends
06. Schoolboy Adonis
07. Ginger Rose
08. Sweetheart of the Troops
09. Drugs
10. Abandon All Hope
11. Girls Like You
12. Rock’n’Roll Show

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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