Recensione: Doominicanes
Secondo disco per gli Evangelist di Cracovia, intitolato Doominicanes, a ribadire due delle caratteristiche della band polacca: i temi religiosi affrontati nei testi e la chiara appartenenza al genere doom (il disco esce per la Doomentia Records…).
Come in In Partibus Infidelium (datato 2011), gli Evangelist non inventano niente di nuovo, facendosene quasi un vanto. Il disco rientra perfettamente nell’ortodossia epic doom, che ha nei Candlemass il proprio principale riferimento.
Non solo la voce del cantante (il nome del quale resta misterioso, cosa che vale anche per gli altri membri) richiama filologicamente quella di Johan Längquist, ma anche i suoni, gli arrangiamenti, le melodie e, in ultima istanza, l’attitudine complessiva della band rimandano al gruppo di Leif Edling.
Se va da sé che l’originalità non sia il marchio distintivo degli Evangelist, bisogna constatare come ciò non pesi più di tanto sul grado di personalità della band, che, nonostante le premesse non rosee, non è davvero così basso quanto ci si attenderebbe.
Insomma, c’è un granello d’arte anche nel copiare: bisogna saperlo fare senza scadere nella clonazione ridicola. Almeno in questo gli Evangelist risultano vincenti, riuscendo infine a dare una ragione al proprio essere.
Dopo aver ben controllato di non aver inserito nel proprio lettore il nuovo disco dei Candlemass e superati gli inevitabili pregiudizi che il primo ascolto aveva contributo a creare, il recensore non fatica a trovare del buono nei solchi di Doominicanes. Blood Curse, Pain and Rapture e Deadspeak, ad esempio, sono oneste canzoni doom che trasudano sì professionalità, ma anche sincerità: ecco, se gli Evangelist hanno un pregio, è quello di suonare onesti e non forzosamente posticci. Questo consente loro di riuscire a non perdere il bandolo della matassa anche nella conclusiva, lunga suite Militis Fidelis Deus, sufficientemente dinamica da scorrere senza annoiare.
Concludendo, Doominicanes non cambierà la storia del metal, i suoi pezzi non torneranno spesso nei vostri stereo e certamente non verranno menzionati nelle ricorsive top-500 del genere. Ciò nonostante, dateci un ascolto: forse, non resterete delusi.
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