Recensione: Dopesmoker
Il 1992 è un anno cruciale per lo Stoner Rock, l’anno in cui gli Sleep, dopo un album d’esordio più improntato sul Doom Metal intitolato “Volume One“, pubblicano “Sleep’s Holy Mountain“: i riff si fanno fumosi e Sabbathiani, degno tributo a quel Tony Iommi a cui non cesseranno mai di rendere omaggio, i testi sono astratti, ispirati alla fantascienza. Gli Sleep vennero ritenuti veri eredi dei Black Sabbath e visti come emblema della nascente scena Stoner.
Negli anni appena successivi, gli Sleep lavorarono al fatidico terzo album, su cui molti avevano grandi aspettative. E nel 1996 i dirigenti della London Records si ritrovarono tra le mani “Jerusalem“: una canzone di un’ora, registrata anche con grande fatica a causa dei mezzi dell’epoca.
E non furono soddisfatti.
“Jerusalem” venne ritenuto invendibile, ma gli Sleep si rifiutarono di modificarlo. Lo stallo portò allo scioglimento del gruppo, e lo stato di “Jerusalem” rimase un’incognita per qualche anno, pubblicato unicamente come “bootleg ufficiale” dagli Sleep stessi.
Nel 1999, le rovine di Gerusalemme vennero liberate dalla sabbia: “Jerusalem” venne pubblicato ufficialmente, la lunga canzone venne divisa in sei parti.
Saltiamo al 2003: una nuova edizione, un vecchio titolo. “Jerusalem” venne pubblicata nuovamente come canzone unica e ottenne il nome inizialmente ideato per lei durante la sua composizione negli anni 90, ovvero “Dopesmoker“. Venne anche inclusa una canzone inedita registrata live in the studio, “Sonic Titan“. Al Cisneros, il leader della band, definì questa edizione come la più fedele alla registrazione originale.
Tuttavia, occorre fare un altro salto in avanti, fino al 2012, quando la Southern Lord decide di pubblicare l’edizione definitiva di “Dopesmoker“. Qui nasce la copertina che tutti conosciamo e associamo agli Sleep (e a “Dune”). Viene inoltre inclusa una versione live di “Holy Mountain“, registrata nel 1994 , che nella versione in vinile viene accompagnata ancora una volta da “Sonic Titan“. E finalmente possiamo immergerci nel tanto atteso “Dopsmoker“…
Il suono di una chitarra distorta proveniente da lontano compare e si stabilizza in un riff lento, distorto e pesante. Un riff che arranca tra le sabbie del deserto.Si aggiunge la batteria, cadenzata e ritualistica, come i passi dei pellegrini che marciano. E poi, il basso entra in scena colpendoci alle tempie e lasciandoci storditi. O è il Sole? No, è il basso. No, è il Sole. Il Sole del deserto ci martella e ci intontisce. Una canzone di più di un’ora, un viaggio tra le sabbie infinite a cui molti potrebbero non sopravvivere. Chi non è preparato soccomberà di certo, ma anche molti fedeli non si sentiranno in grado di arrivare alla fine, e cadranno con il bong tra le mani. Ma chi arriverà alla fine del viaggio si sentirà purificato.
I Weedian marciano, marciano nel deserto per raggiungere il Figlio del Dio di Israele. Al loro passaggio l’aria si riempie di fumo e profumi che danno alla testa, inebriano, stordiscono. E nelle loro teste risuona il ronzio del deserto, quella chitarra, quella batteria e quel basso che accompagnano la loro marcia con ritmi lenti e ossessivi. Qualcuno canta: la voce aspra e roca del Weed-Priest Cisneros guida la carovana dei Weedian tra la sabbia, sotto ai potenti raggi del Sole.
Nuovi fedeli si aggregano alla carovana, ormai sempre più vicina al compimento della Sacra Profezia. Il fumo si alza insieme alle loro preghiere, il fumo stesso è una preghiera che si solleva dai loro bong e si disperde nel vento. E quel basso è sempre lì, che urta le nostre menti e ci spinge ad andare avanti: la chitarra ci indica la via, il basso ci sprona a seguirla.
E finalmente arriviamo. Le carovane si svuotano delle erbe, dei semi, le tende vengono piantate. Il fumo viene offerto al Giusto Re, i suoi emissari fuggono dalla Terra per coltivare erba tra le stelle. La nuova chiesa è stata fondata, niente è più lo stesso.
E voi, siete giunti fino alla fine del viaggio, avete visto il Giusto Re? O siete tra coloro che giacciono tra la sabbia con il bong in mano, senza vita?