Recensione: Dopoguerra
Klimt 1918. Il classico gruppo complicato che ad un primo impatto sei quasi tentato a mettere da parte per un ascolto futuro che sai che non arriverà mai. Però dopo un po’ che hai riposto il cd nello scaffale ti
ritorna in mente di colpo un passaggio di quella track che hai ascoltato di sfuggita ed alla quale magari prima non avevi fatto neanche particolarmente caso, poi un altro passaggio in mente, ed un altro ancora, fino a quando la voglia di riascoltarti il cd aumenta a dismisura.. Ed è li che inizi ad accorgerti della grandezza dei quattro romani.
Dopoguerra arriva dopo
Undressed Momento e dopo il loro primo demo Secession Makes Post Modern
Music, ma ha un qualcosa di diverso rispetto a queste due uscite. Infatti in quest’ultimo lavoro, i
Klimt 1918 tendono a smussare un po’, quasi senza farsene accorgere, quelle sonorità
leggermente ruvide (anche se estremamente melodiche) che ritroviamo nel passato della band. Musica emotiva che scorre lungo i 41 minuti e rotti di ascolto, nella quale il ‘combo’ romano ci assalta letteralmente infarcendo l’album, con estrema modestia, di una classe che solo in pochi dimostrano di avere. Una tavolozza a colori oscuri quella che compone il ritratto Dopoguerra, un salto nel passato (l’Italia del dopoguerra,
appunto…) che riesce a farci provare emozioni forti che magari non provavamo da tempo.
Perdersi in una sterile analisi ‘track by track’ servirebbe a ben poco calcolando il tipo di musica propostaci e ogni tentativo di catalogazione risulterebbe inutile, in
quanto in tutto il disco si riescono a percepire i generi più disparati. Dal rock alla darkwave, con una strizzatina d’occhio al pop “d’annata”, senza però mai essere reverenziali nei confronti dei loro idoli, riuscendosi a distaccare con personalità, evitando di far provare sgradevoli sensazioni di deja-vu.
Il songwriting si è evoluto in modo incredibile, e la cosa è difficile da credere. Infatti uno dei punti forti dei loro lavori precedenti era senz’altro la maturità compositiva, ma qui la
disinvoltura è aumentata ancora di più, abbattendo ogni sorta di confine. Un fiume di sperimentazioni ed emozioni che scorre senza argini con il solo scopo del tutto naturale di lasciare un segno tangibile del suo passaggio. La voce di
Marco Soellner è maturata rispetto al passato fondendosi in tutto e per tutto con il tappeto sonoro che la sezione ritmica riesce a creare, nessuno escluso.
In definitiva una vera e propria opera, che magari coloro che sono alla ricerca disperata del vero metallo schiferanno dopo neanche 20 secondi di ascolto, ma che in realtà riuscirà a darvi molto, molto di più di quanto vi aspettate, anche se siete amanti di sonorità sporche e grezze. Superfluo dire che chi già conosce i
Klimt da tempo (come il sottoscritto..), sta perdendo solo il suo tempo leggendo questa recensione. Procuratevene una copia prima di non trovarne più in giro.
Ah, dimenticavo.. Dopoguerra esce anche in edizione speciale contenente un cd bonus con 2 inediti e 4 tracce re-mixate, ed inoltre una imponente sezione
multimediale contenente interviste, commenti alle track, una photogallery ed altro ancora, in sintesi non un semplice dischetto bonus messo li solo per giustificare il prezzo.