Recensione: Dorothy

Di Riccardo Angelini - 23 Aprile 2007 - 0:00
Dorothy
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Anno: 2007
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75

Moonlight Comedy, atto secondo: svezzato dal debut “The Life Inside”, il combo capitolino torna in scena forte dell’esperienza e della maturità acquisite negli anni. “Dorothy” non nasconde la sua ambizione: prese le mosse dalle imperfezioni del passato, spicca il balzo nel tentativo di superare le schiere di prog act spuntati come funghi dall’inizio del nuovo millennio. Il compito si annuncia verosimilmente arduo, così da indurre la band a non forzare i tempi e prendere una rincorsa lunga tre anni. Sarà bastato?

Per capirlo bisognerà saggiare l’opera sul lungo periodo. “Dorothy” infatti non fa mistero della propria natura, rivelandosi fin dalle prime battute un album impegnativo, tanto per chi suona quanto per chi ascolta, da assaporare a lungo prima di inghiottire. Il progressive dei Moonlight Comedy è complesso, intricato, eterogeneo, fondato su un songwriting maniacalmente curato in ogni dettaglio. Questa volta il lavoro in studio della band è stato gratificato da una registrazione e produzione adeguate (anche se non ancora ottimali), contrariamente a ciò che era accaduto su “The Life Inside”, così da concedere il giusto risalto alle qualità dei singoli. L’elemento tecnico si conferma uno dei punti di forza della band, capace di muoversi con disinvoltura fra strutture proibitive per i più, tra assoli pirotecnici e progressioni arrembanti. Ma l’arma migliore nell’arsenale del combo latino è senza dubbio l’eclettismo. “Dorothy” cerca infatti di conquistarsi il proprio spazio vitale andando oltre i soliti cliché del genere. Non mancano i tradizionali pattern di scuola prog, con un occhio di riguardo per Fates Warning e Symphony X, ma sono solo uno dei tasselli che compongono il mosaico composto dalla mano sapiente della formazione tricolore. In questo senso l’eccellente “Metamorfosi” si propone come manifesto dei nuovi Moonlight Comedy. Nell’arco di una dozzina di camaleontici minuti il suono si trasfigura più e più volte, assumendo forme via via differenti: ora è un mordace riffing thrash, ora un refrain melodico e teatrale, ora un estemporaneo stacco jazz/funky, ora un’avvolgente coda elettronica. Proprio l’elettronica si rivela a più riprese la ciliegina sulla torta di una composizione già vincente. Senza abusare dei mezzi a propria disposizione, il nuovo acquisto Valerio D’Anna si allontana infatti dalle banali scelte sonore di tanti colleghi, imprimendo alle composizioni il suo tocco personale: basti ascoltare la vorticosa “The Sea and Time of Mars”, le cui martellanti pulsazioni sintetiche formano un’unica rete ritmica con gli intrecci da capogiro della coppia Armando Pizzuti – Andrea Scala (rispettivamente basso e batteria). Il superlavoro di questi ultimi raggiunge uno degli apici nella paranoica “Imperfect Mind”, ideale palcoscenico su cui il singer Emiliano Germani può esibire il meglio del suo repertorio, dimostrando che quando vuole ha ottime capacità da interprete. Quando vuole – perché come già era accaduto sul debut troppo spesso si abbandona a scelte esecutive di dubbio gusto, che se da un lato evidenziano i pregi del timbro e della sua tecnica persoanle, dall’altro appesantiscono inutilmente alcuni dei passaggi determinanti delle composizioni. La tendenza era già evidente fin dall’iniziale “Solar Eclipse”, opener arrembante che peraltro offrirebbe alcune delle linee vocali più azzeccate del disco, se non fosse per siffatti eccessi nell’esecuzione. Il brano si rivela comunque un efficace apripista, trascinato riffing schiacciasassi di un Simone Fiorletta in forma strepitosa. Il chitarrista si dimostra padrone di mezzi tecnici invidiabili e, soprattutto, di una personalità non comune, che gli consente di ergersi a protagonista su tutto l’arco della tracklist. È proprio lui ad aprire la conclusiva “Side Effects”, seconda suite e secondo punto di luce dell’album, esaltante nell’ intermezzo kingcrimsoniano in chiave metallica che chiude la prima parte più tirata e apre la via al finale, più disteso, prima che un nuovo, lunghissimo assolo accompagni Dorothy verso la sua uscita di scena.

Se “Life Inside”, pur mettendo già in luce alcune delle potenzialità della band, soffriva di tutti i limiti di un primo album, “Dorothy” mette in vetrina una band conscia dei propri mezzi e determinata a non essere soltanto una goccia nell’oceano. Oggi i Moonlight Comedy iniziano a definire i contorni di una propria dimensione musicale, allontanandosi dall’ala protettrice dei propri padri musicali. In ottica futura restano ulteriori margini di miglioramento: per confermarsi ad alti livelli sarà necessario coniugare qualità e costanza nelle composizioni, facendo particolare attenzione al lato interpretativo. Gli appassionati possono già ritenersi soddisfatti, ma per la band le vere sfide iniziano adesso.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. Int(r)o Desire & Whisper
2. Solar Eclipse
3. Fallin’ Under
4. The Sea And Time Of Mars
5. Metamorfosi
6. Lunar Eclipse
7. Into Whispers & Desire
8. Imperfect Mind
9. Dust Of The Past
10. …and Why Not?
11. Side Effects

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