Recensione: Downburst
La storica band tedesca, formata dal chitarrista Torsten Ihlenfeld e dal batterista Milan Loncaric nel lontano 1989, aggiunge questo gennaio un nuovo tassello alla sua interessantissima discografia.
L’indicazione di genere “power” non rende completamente giustizia al sound dei Brainstorm, che prima di tutto è caratterizzato da una grande pienezza sonora, estrema potenza e granitica solidità. La capacità non da tutti di questi ottimi musicisti è quella di riuscire a conciliare sempre l’esigenza di melodie “catchy” – da pura tradizione metal melodico – con un apparato ritmico non scontato, e soprattutto, senza esagerare nelle orchestrazioni ampollose o in improbabili cori. L’ottima triade formata dalle ultime uscite, con Metus Mortis, Soul Temptation e infine Liquid Monster, ha allargato progressivamente l’audience della band, permettendogli di raggiungere un discreto interessamento da parte della scena metal internazionale.
Downburst, con un artwork essenziale ma al tempo stesso intrigante e violento, si presenta immediatamente come un diretto prosecutore dei precedenti lavori.
E, di fatto, poco cambia.
Al primo ascolto, se si è poco avvezzi alla musica dei Brainstorm, si percepisce una strana sensazione di straniamento. La compattezza della proposta è eccezionale, ma proprio per questo si fatica un po’ a ritrovare le coordinate specifiche delle singole canzoni.
Rispetto al passato, la band si mostra qui più aperta verso settori più aggressivi dell’ambito metal. In particolare, in Falling Spiral Down e soprattutto nella successiva Fire Walk With Me si notano spiccate influenze thrash, con passaggi e riff di chiara ispirazione Metallica. La prima parte del cd è quella che potrebbe risultare più ostica per gli amanti del power di vedute meno aperte, mentre dai “tuttologi” del metallo sarà maggiormente apprezzata. Da segnalare anche vari sconfinamenti nella nuova, controversa scena americana, con qualche richiamo al nu-metal e affini.
La pecca principale del disco, pur discreto, è però piuttosto la “poca” evoluzione che la “troppa”: una certa ambiguità di genere, la patina thrash e l’aggressività delle linee vocali sono sempre state presenti nel curriculum della band; e il fatto che qui vengano maggiormente accolte a scapito della vena power più tradizionale (soprattutto nella prima parte) non basta ad oscurare una certa immobilità compositiva.
In altre parole: l’impasto musicale scovato dai Brainstorm nel corso degli anni è vincente, ma alla lunga comincia ad essere un pochino usurato.
Ciò non toglie che momenti di buon pathos ci siano sempre, grazie soprattutto all’espressiva voce – per quanto rude – del bravo Andy B. Franck: per esempio nella melodica ballad End in Sorrow, resa più appetibile da un accorto uso delle tastiere. Il meglio del disco resta comunque nelle canzoni in stile più chiaramente power, in cui la band appare nonostante tutto più ispirata. Su tutte spicca Protect Me from Myself, che gira su tempi leggermente più alti della media del disco, e resta subito in mente per il buon ritornello. È qui, e nella successiva, ottima Surrounding Walls che il connubio melodia/essenzialità stilistica regge meglio, proprio laddove un minimo di orchestrazione in più non è sistematicamente rifiutato, bensì accolto per migliorare l’impatto emotivo del songwriting.
È giusto notare che col passare del tempo il cd cresce: pian piano le caratteristiche dei singoli brani si fanno più definiti, e la sostanza musicale, ovunque di buon livello, emerge per quello che è.
Sarebbe sbagliato far ricadere questo Downburst nella medietà delle normali uscite, perché è lampante che la band è estremamente dotata, e ormai avviata a una sapiente maturità stilistica. L’errore dei nostri, che questo cd esemplifica abbastanza bene, è il crogiolarsi nella riproposizione di quanto si è già dimostrato di saper fare, continuando – da un lato – a insistere su riff e soluzioni già sperimentate, nonché – dall’altro – a voler “sembrare” nuovi sconfinando in stili in cui non si eccelle.
Una possibile soluzione la dà lo stesso Downburst nei suoi momenti migliori: un leggero aumento della varietà sonora con un utilizzo maggiore delle tastiere, che non per forza deve significare uno snaturamento del sound peculiarissimo che la band sa proporre.
Da segnalare la perfetta produzione del “solito” Sascha Paeth (insieme a Miro), che nella scena metal attuale è una vera e propria garanzia di qualità.
Mattia Di Lorenzo
Tracklist:
1. Falling Spiral Down
2. Fire Walk With Me
3. Stained With Sin
4. Redemption in your Eyes
5. End in Sorrow
6. How do you Feel
7. Protect Me from Myself
8. Surrounding Walls
9. Frozen
10. All Alone