Recensione: Dragonheart

Di Gaetano Loffredo - 26 Febbraio 2007 - 0:00
Dragonheart
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Anno: 2007
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75

I Messiah’s Kiss si sono rialzati. Dopo l’ultimo imprevedibile passo falso, intitolato a scanso di equivoci “Metal”, non speravo di riaverli in una condizione ottimale, viceversa, li ritroviamo sulla cresta dell’onda con questo Dragonheart a dimostrazione che dalle grandi sconfitte possono nascere altrettante grandi vittorie.

La direzione del nuovo disco dei ragazzi di Dinslaken (Germania), è determinata da elementi che riconducono alle invenzioni dei grandi: Judas Priest, Accept, Iron Maiden e, più in generale, a tutto il panorama musicale che abbraccia le superstar menzionate, richiamandole incessantemente brano dopo brano.
Scelta fondamentale quella di affidarsi al produttore originario, Herman Frank (Victory, ex Accept), lo stesso del debutto “Prayer For The Dying” che, si è impuntato su un lavoro di costruzione e ricostruzione del suono offrendo, tra l’altro, un importante contributo esecutivo firmando diversi assoli di chitarra elettrica. Tuttofare.

Piace l’idea che sta alle fondamenta di Dragonheart: conciliare una gamma di suoni più o meno moderni con un repertorio squisitamente classico. Le timbriche distorte e il doppio basso ritmico gonfiano oltremodo gli undici brani, quasi mai eleganti e delicati, resi grezzi dagli inarrestabili riffoni ad opera di Georg Kraft e dalla voce di un sorprendente Mike Tirelli, vigorosa ma sempre ben bilanciata.
La batteria di Eckhard Ostra (intervista), è lo strumento che più di tutti trae vantaggio dalla produzione di Herman Frank, corposa e avvolgente a partire dalla prima The Ancient Cries, trionfale nel coro ad essa dedicato.
Da non dimenticare le influenze minori dei nostri, mi riferisco a Primal Fear, Iron Savior e Gamma Ray, segnalati rispettivamente su Babylon, Dragonheart e Thunders Of The Night, tre complessi architettonici sui quali sono state poggiate le basi per una corretta lettura del disco.

Disco che attinge a piene mani dagli anni ottanta, come suggerito in precedenza, disco che ci consegna una band in grado di suonare e comporre brani di grande spessore pur affidandosi a tutte le citazioni del caso; mi riferisco alla conclusiva semi-suite The Ivory Gates, pretenziosa nelle articolazioni e negli arrangiamenti, e alla terza Where The Falcon’s Cry, heavy metal puro, incontaminato e intriso dell’energia necessaria per “sfondare”.

Intendiamoci: nulla di innovativo e nulla di sperimentale. Tanta grinta e passione al servizio di un genere che i Messiah’s Kiss conoscono perfettamente; da riproporre con una formula accattivante  preparata tenendo cura del più piccolo particolare.
Dragonheart è un disco rudimentale, realizzato da “manovali professionisti” e in grado, di conseguenza, di soddisfare le esigenze degli amanti dell’agognato Truemetal. “Accattatevillo”.

Gaetano Loffredo
 

Tracklist:
1.The Ancient Cries
2.Babylon
3.Where The Falcons Cry
4.Dragonheart
5.Thunders Of The Night
6.Steelrider
7.City Of Angels
8.Nocturnal
9.Northern Nights
10.Open Fire
11.The Ivory Gates

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