Recensione: Dramarama
La “Flower Kings Family” colpisce ancora e, soprattutto, sembra non fermarsi più. Ok che la band madre è inattiva da troppo tempo (l’ultima release in studio è del 2007) e manca sicuramente un po’ a tutti gli appassionati del genere, ma i segnali di vita da parte dei componenti del gruppo si sono comunque fatti sentire con una marea di “side project” come, ad esempio, le release targate Karmakanic, Kaipa e 3rd World Electric. Il più attivo di tutti è comunque un Roine Stolt coinvolto in più di una collaborazione, a partire dallo stupefacente ritorno dei Transatlantic e fino ad arrivare al sorpresone Agents Of Mercy. Ed è proprio quest’ultimo gruppo che, a meno di un anno di distanza dall’ottimo The Fading Ghosts Of Twilight, torna sul mercato con un seguito, denominato Dramarama, che, fidatevi, non passerà di certo inosservato alle orecchie di chi segue una scena musicale (quella svedese) che continua ad imporsi in modo netto sul mercato europeo.
Se la release precedente era contraddistinta da atmosfere più intime e sognanti, Dramarama offre invece una vastità di influenze che partono dal progressive degli stessi Flower Kings, fino ad arrivare al jazz e, ovviamente, alla scena inglese settantiana, con un occhio di riguardo verso la teatralità dei Genesis. Anche questa volta (per fortuna, dirà qualcuno) la grafomania di Roine Stolt non ha preso il sopravvento su di una manciata di pezzi dal minutaggio piuttosto ridotto e, in un certo senso, anche diretti. Le già citate influenze jazz risultano invece essere piuttosto marcate, per un disco che è, effettivamente e su stessa ammissione della band, il risultato di una jam session. Un album registrato praticamente in presa diretta, quindi, e senza nessuna sovraincisione successiva.
Se da una parte, c’è da riconoscerlo, le strabilianti abilità tecniche dei singoli componenti vengono messe in bella mostra in più di un’occasione, d’altro canto tutto quanto viene messo sempre e solo al servizio del collettivo, dove ad avere un ruolo d’importanza vitale è la qualità delle composizioni. Pezzi che mettono in risalto, a volte, il lato più sinfonico della band (come l’iniziale The Duke Of Sadness), mentre altre volte viene lasciato spazio ad atmosfere sognanti (Gratitude) che sfiorano anche la psichedelia pinkfloydiana (Journey) o ad escursioni più folk-oriented (Cinnamon Tree); una miscela di influenze e stili diversi con unico elemento in comune come la melodia, sempre presente in ogni singolo brano, a volte votata all’allegria e alla spensieratezza, altre volte ancora caratterizzata da sentimenti più malinconici. Ad avere anche ruolo di prim’ordine sono le tastiere di un Lalle Larsson letteralmente da applausi, capaci di imporsi come si deve al momento giusto (da notare le scorribande di moog della splendida We Have Been Freed) ma senza comunque mai offuscare l’operato dei restanti compagni d’avventura. Ottimo anche il drumming del nuovo arrivato Walle Wahlgren, il quale, insieme ad un bassista del calibro di Jonas Reingold, va a comporre una sezione ritmica precisa al millimetro. A coronare il tutto ci sono l’ormai solito Stolt (qui presente solo ed esclusivamente in qualità di chitarrista) e Nad Sylvan, quest’ultimo interprete perfetto per ogni sfumatura che caratterizza tutti i brani della tracklist, a partire dalla freschezza e spontaneità di una Peace United che si candida come highlight assoluto dell’intero lavoro, passando per la sognante Meet Johnnie Walker (puro concentrato della tradizione progressive settantiana) per poi arrivare ai toni delicati di una Time guidata, ancora una volta, dai suoni di pianoforte ad opera di Larsson.
Tutto perfetto, quindi. Dramarama è un disco che, soprattutto, trasuda emozioni dalla prima all’ultima nota suonata. Emozioni sempre diverse, a volte anche molto contrastanti, sempre a cavallo tra il solare e il malinconico, tra la delicatezza del progressive sognante e l’immediatezza del rock più duro. Un album dove è quasi impossibile riscontrare un qualsivoglia calo qualitativo e che, statene certi, rimarrà fisso nel lettore CD per giorni, ma anche settimane o addirittura mesi. Che Roine Stolt fosse una garanzia, e che quindi ogni suo progetto sia destinato automaticamente a vincere, lo si sapeva già, ma questa volta possiamo dire chiaramente che è riuscito a superare ogni nostra aspettativa.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 The Duke Of Sadness
02 Last Few Grains Of Hope
03 Peace United
04 Journey
05 Gratitude
06 Meet Johnnie Walker
07 Cinnamon Tree
08 The Ballad Of Mary Chilton
09 Roger The Tailor
10 Conspiracy
11 We Have Been Freed
12 Time
Line Up:
Nad Sylvan – vocals
Roine Stolt – guitars
Jonas Reingold – bass
Lalle Larsson – keyboards
Walle Wahlgren – drums