Recensione: Drawing Circles
Textures: cosa vi dice questo nome? Il primo interrogativo sarà probabilmente lo stesso per molti: ma chi sono? Forse uno dei tanti gruppi nel mare di tutte queste band che si dimenano nella melma in continuo aumento del semiunderground mondiale? Credetemi, non sentirli sarebbe un errore.
Un primo ceppo di influenze, evidente ma non esaustivo, può essere ricondotto ai Meshuggah della prima era. Da parte sua il cantato mostra spiccate timbriche death (senza però disdegnare qualche parentesi pulita), assestandosi vicino a una sorta di Phil Anselmo molto più ruvido, ma con la stessa rabbia ad incendiare le corde vocali.
Al secondo lavoro dopo il debut album “Polars” targato 2004, con questo “Drawing Circles” il combo olandese consegue un miglioramento esponenziale rispetto al livello del precedente full-length. La maggior ricercatezza, lo sviluppo di passaggi tecnici molto articolati e la varietà compositiva sono i tratti caratteristici di questo lavoro decisamente insolito. Preparatevi a un assalto a base di post thrash, cantati aggressivi, cambi di ritmo, sincopi, doppie, intro, armoniche pause riflessive, riffing cadenzati e pesanti. Capillari progressive sottili, ma diramati in profondità, alimentano l’intera composizione andando ad irrorare ogni meandro della struttura di ciascuna canzone. Pure lo sviluppo sembra avere un suo ben preciso significato, alternandosi tra colpi e frustate più o meno violente a pause intrise di sangue e sudore. Si passa dall’ipnotico e magico prog di Upwards al death prevalente su Millstone, senza tralasciare l’opener distruttiva Drive, che deborda violentemente nei due pezzi successivi in un susseguirsi di iniezioni adrenaliniche, fino a far scivolare l’ascoltatore, rapito e carico di tensione sonora, nello specchio paradossalmente adombrato di Illumination. E via così fino alla strumentale anestetica Surreal State of Enlightment.
Stare qui a spendere parole per ogni song sarebbe davvero inutile, lo avrete capito. Nessuno si inventa nulla completamente ex-novo, si intende, ma la capacità di rinnovare uno stile può essere sviluppata solo grazie al sudore della fronte. E qui di duro lavoro di base ne percepirete a palate. La rielaborazione personale di vecchi modelli operata da questi impastatori di musica ha permesso di sfornare qualcosa che senza dubbio delizierà parecchi palati. Poche credenziali, è vero, ma potete scommettere che siamo solo all’antipasto.
– nik76 –
Tracklist:
01- Drive
02- Regenesis
03- Denying Gravity
04- Illumination
05- Stream of Consciousness
06- Upwards
07- Circular
08- Millstone
09- Touching the Absolute
10- Surreal State of Enlightment