Recensione: Dreams d’Azur
Sono passati ormai quasi nove anni dal debutto novembrino chiamato Wish I Could Dream It Again… Prima o poi la Century Media avrebbe provveduto a ristampare il ricercatissimo disco d’esordio oggi praticamente introvabile, ma i fratelli Orlando come sempre stupiscono l’audience italiano e non lo fanno con una ristampa, ma con la seconda registrazione dello stesso disco che questa volta prenderà il nome di Dreams d’Azur. Cambia il titolo dell’album e con questo anche alcuni punti della scaletta. Il disco perde le tonalità sfocate di certo dovute ad una qualità di registrazione non proprio ottima ed al contrario si dimostra più limpido e sicuro nella robustezza che lo costituisce, a metà strada fra il doom e il death metal. Le registrazioni sono state effettuate agli Outer Sound Studio di Roma durante l’estate 2002, in alcuni punti sono state arricchite o leggermente modificate: una cosa è certa, le sorprese non mancheranno! La primissima produzione, realizzata con la collaborazione di Dan Swano, conserva però quel tocco di magia che rende irripetibile il tentativo di rendere le stesse identiche emozioni, mi riferisco ad un suono di chitarra grezzo e poco chiaro, alle atmosfere tetre e fredde di un album figlio di una fatica giovanissima (Giuseppe Orlando aveva appena diciotto anni).
Grande sorpresa: questa riedizione vede dietro ogni strumento i partecipanti della prima incisione, ovvero Antonio Poletti alle chitarre e Thomas Negrini alle tastiere, mentre Fabio Vignati è qui sostituito da Fabio Fraschini.
Per maggiori informazioni vi rimando alla recensione della release originale:
Andrea’Onirica’Perdichizzi
1. The Dream Of The Old Boats
2. Novembre
3. Nottetempo
4. Let Me Hate
5. Sirens In Filth
6. Swim Seagull In The Gull
7. The Music
8. Marea (Part 1, 2, 3)
9. Old Lighthouse Tale
10.The White Eyed
11.Neanderthal Sands
12.Christal