Recensione: Dreams For Sale
Una volta si diceva che di certezze, nella vita, ve ne erano tre:
la mamma
la squadra di calcio
la Germania nelle fasi finali di un Mondiale
Oggi come oggi ne è rimasta solo una: la mamma! Dopo che ex calciatori e dirigenti vari hanno tranquillamente tradito i colori sociali ai quali avevano giurato fedeltà per il vil denaro, le feste negli attici super esclusivi e la smania di potere (e il calcio italiano ne ha inanellato più d’uno, di questi voltagabbana), la seconda se ne è andata a ramengo da mo’. La terza, complici i recenti e meno recenti risultati, va ormai depennata definitivamente dall’elenco.
Un po’ di sana ironia sparsa (sopra) per introdurre il nuovo Dreams For Sale degli Hocculta. Un gruppo che, sebbene non abbia mai goduto appieno della luce sotto i grandi riflettori massmediatici in carriera ha sempre fatto il proprio con diligenza, credo a abnegazione.
Un heavy metal solido e compatto il loro, declinato lungo due full length e un Ep, a caratterizzare una carriera fatta di stop ‘n’ go, anche a livello di avvicendamenti nella line-up. Di acqua sotto i Navigli ne è passata parecchia, dal 1983, anno della loro fondazione ma la perseveranza di Marco Bona (chitarra) e Massimo Lodini (voce) ha trovato la sua migliore e più piena sublimazione nel fatto che ancora oggi, nel 2022, siano proprio loro due a tirar le file della formazione meneghina. A completare la compagnia, dal 2004, altre due vecchie triglie dell’Acciaio tricolore: gli ex Brightlights Siro Burchiani (basso) e Gianmaria Scattolin (chitarra). Unica new entry, alla batteria, Tiziana Cotella.
Warning Games, del 1984, permane nell’immaginario collettivo come il manifesto musicale degli Hocculta. Il disco dalla copertina verdognola con l’iguana in bella vista consegnò alle cronache un ensemble affiatato, in grado di scodellare otto pezzi interessanti capaci di rappresentare il giusto trampolino di lancio per l’ugola di Massimo Lodini, incredibilmente vicina a quella di Klaus Meine degli Scorpions. A mio personale ricordo fu il solo cantante degli Hocculta a poter vantare una somiglianza così palese (e credibile, ovviamente) con uno dei big del genere, negli anni Ottanta. Con il dovuto rispetto e con le necessarie proporzioni Bonzagni dei Crying Steel venne accostato ad Halford così come Nalesso dei Dark Lord a Ronnie Dio, ma la sommatoria dei tratti comuni di questi ultimi non raggiungeva di certo il grado di sovrapposizione ottenuto da Lodini con Meine, un vero e proprio clone del tedesco.
Sempre di Metallo classico si trattava, comunque, fra Warning Games, Back in The Dark (1988) e Taste The Return, (Ep, 2006) ed è quindi con lo stesso spirito che ci si accinge all’ascolto di questo ultimo Dreams For Sale, licenziato sotto Undergound Symphony, altra garanzia in materia, in modalità Cd digipak a tre ante.
Parte l’intro di rito, “Delirium” e arriva il primo pezzo vero, “Coward Rage”. Il dubbio che si abbia preso un Cd per un altro pone più di interrogativo: via di tasto “eject” e controllo. Nessun errore, la serigrafia parla chiaro: Hocculta, Dreams For Sale.
Chitarre compresse, a tratti “panterose”, riffoni spezzati, tracimazioni thrashy, voce talvolta effettata, nessuna cavalcata anni Ottanta: pare di ascoltare una band di recente costituzione alle prese con la composizione di un album di heavy metal moderno, ma senza sbragare né travalicare chissà dove, va sottolineato.
Si resta spiazzati, anche perché Lodini del Meine di allora, oggi, nel 2022, possiede poco.
Unica concessione ai vecchi Hocculta il brano numero cinque, “If You Know” che nella sua linearità riporta alle radici del sound dei milanesi. Fra groove a profusione e ammiccamenti thrash (notevole “Hit The Gas”) ma anche spruzzate Nu si arriva ad “Aria”, canzone che chiude il disco, stupendo per l’ennesima volta chi si pone all’ascolto. Trattasi di un pezzo introspettivo, cantato in italiano dal fascino indiscusso. Un unicum nella carriera degli Hocculta.
Alla premiata ditta Lodini, Bona & Co. va riconosciuto il coraggio di aver dato una netta sterzata alla propria proposta, particolarità non da poco per gente nata e cresciuta a cassoeula e heavy metal. Più che legittimo che musicisti che sono sulla piazza da quasi quarant’anni si possano concedere la libertà di osare, sperimentare, andare oltre gli steccati artistici e mentali che ancora oggi attanagliano il concetto di heavy metal tradizionale e tradizionalista.
Dopo parecchie passate delle tredici tracce ricomprese dentro Dreams For Sale, per cinquanta minuti abbondanti di musica, la domanda poi però sorge spontanea: meglio “quegli” Hocculta o questi?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Stefano “Steven Rich” Ricetti