Recensione: Dreamscapes
Milan Polak è austriaco. Ha esordito solisticamente nel 1995 con l’ album “Guitar 2001” destando una notevole impressione nell’ambiente chitarristico; ed infatti il guru Mike Varney lo inserì, tra i pochi chitarristi europei a godere del privilegio, nella compilazione “Guitar On The Edge”, una serie di album che si proponevano di pubblicizzare i chitarristi più interessanti del momento. Poi Milan è stato costretto ad un periodo di silenzio forzato in quanto la chitarra elettrica, schiacciata dalla sciagurata moda imperante, per qualche anno non è stata più appetibile per il mercato. Così il nostro axe-man austriaco, non perdendosi d’animo, si è dedicato all’ attività di insegnante e di turnista (con il cantautore austriaco Falco tra gli altri), non rinunciando a scrivere la sua bellissima musica. Il risultato di quegli anni è questo disco “Dreamscapes”, che solo ora vede la luce grazie all’intraprendenza dell’etichetta finlandese Lion Music. Certo che lasciare quest’album nell’oblio sarebbe stato oltremodo delittuoso.
Rispetto al suo esordio Milan Polak argina la piena di iper-tecnicismo e si concentra maggiormente sul song-writing. E’ divenuto nel frattempo più musicista che chitarrista. La 6 corde è ora considerata giustappunto il mezzo del suo suonare, non il fine. E’ semplicemente lo strumento musicale coinvolto nel processo di composizione musicale. Eppure è suonata con maestria incomparabile, che non mancherà di sorprendere il chitarrista più esperto, e in alcuni momenti il fraseggio si accende di eccessi pirotecnici, ben strutturati nel contesto del brano, che mi riportano malinconicamente allo shredding che fu. In questo disco afferiscono numerosi stili tra i più diversi e disparati, eppure Polak sa calarsi in ognuno di essi con estrema naturalezza, quasi che non avesse suonato che quelli nella sua vita. E’ questa, secondo me, l’essenza del vero musicista-chitarrista: l’essere in grado di padroneggiare i diversi generi musicali e di servirsi delle armonie e delle ritmiche che caratterizzano questi, per comporre una musica di fusione che sappia sorprendere l’animo dell’ ascoltatore senza mai essere banale o scontata, essendo di per sè non etichettabile. Ci si potrebbe chiedere come può un chitarrista di orientamento rock-metal, come testimonia il pezzo d’ apertura “Panic Room”, suonare un flamenco acceso e passionale? La risposta è nella traccia “Spanish Romance”. Come può tale chitarrista sciorinare lunghe cavalcate solistiche partendo da cellule melodiche dal sapore blues più tradizionale? La risposta è nella title-track “Dreamscapes” o in “Sometimes I Still Miss You”. E ancora come può il medesimo individuo intrecciare pattern di origine jazzistica con armonie tipicamente funk? Anche qui Milan risponde con “Quicksilver”. Lui può. Sembra in effetti poter tutto.
Insomma quest’album fornisce, nei vari pezzi di cui è composto, tutta una serie di soluzioni a quei quesiti che prima o poi turbano la mente di ognuno di noi tipo la ragione dell’ esistenza della musica, l’attitudine ideale del musicista per antonomasia, i concetti musicali che vanno perseguiti per arrivare alla fine a suonare la musica della nostra anima. Ad alcuni all’ascolto potrebbe sembrar di percepire delle note già sentite, quindi licks che ricordano a tratti questo o quel chitarrista. Ovviamente è inutile dire che Milan Polak non vive in un altro pianeta diverso dal nostro, anche se questo “Dreamscapes” potrebbe farlo pensare, per cui è esposto agli influssi della stessa musica che noi pure ascoltiamo. Ebbene non c’è un solo punto in cui egli si riduca ad imitare i modelli pregressi, bensì li ri-elabora nel suo stile originale facilmente distinguibile da quello di chiunque altro.
La produzione ottimale rende giustizia alle note suonate da Polak come pure i musicisti che lo accompagnano in questo splendido viaggio, che sono sempre in grado di fornire il giusto supporto alla linea melodica dominante. Una menzione speciale va a Thomas Lang, batterista eccellente non solo dal punto di vista della tecnica, sarebbe banale dirlo, ma per la sua capacità di adattare il drumming al ruolo che riveste lo strumento da lui suonato nel tipo di lavoro, in questo caso quello di un chitarrista solista. Spero che Milan tiri fuori presto dal cilindro qualche nuovo lavoro.
Per me è sempre un piacere ascoltarlo: così è stato per il suo esordio, così è per questo “Dreamscapes”. Spero che non si debba attendere di nuovo 10 anni per vedere un suo nuovo album sul mercato, grazie a qualcuno che sia abbastanza coraggioso da supportare questo tipo di musica così speciale. E spero pure che molti si accostino a questo straordinario chitarrista: fareste un favore a lui, certamente a voi e soprattutto alla Musica.
Tracklist:
- Panic Room
- Girlfriends
- Dreamscapes
- Spanish Romance
- Quicksilver
- Slowgold
- Joyride
- Contrapunctus III
- 4 A.M.
- Shadowdance
- Ground Zero
- Straight Ahead
- Sometimes I Still Miss You