Recensione: Dreamspace

Di The Blind - 16 Dicembre 2002 - 0:00
Dreamspace
Band: Stratovarius
Etichetta:
Genere:
Anno: 1994
Nazione:
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80

Forse ancora nessuno li considerava una band che avrebbe fatto la storia del power metal, forse ancora non era arrivato Timo Kotipelto con la sua voce inconfondibile ad illuminare i Finnvox studio (Sala registrazione degli Stratovarius e di molti gruppi finlandesi), ma sicuramente l’estro di Timo Tolkki era già all’opera per sfornare idee, e a volte grandi idee.

Era il 1994 e della band attuale non vi erano che due soli componenti: il bassista Jari Kainulainen e il vero e proprio fondatore Timo Tolkki, che all’epoca però oltre che chitarrista e songwriter della band, ricopriva anche il ruolo cantante. Certo, mancavano la brillantezza di Jens Johansson e delle sue tastiere, la voce pulita e potente di Timo Kotipelto, la batteria perfetta di Jorg Michael (senza dubbio uno dei 10 migliori batteristi di tutto il panorama metal attuale), eppure gli Stratovarius erano già lì a gettare le fondamenta del loro successo.

Questa premessa è d’obbligo perché troopo spesso si parla degli Stratovarius come della band capace di incidere album come Episode e Visions, ma non bisogna dmenticare tutte le loro opere di inizio carriera, che hanno costituito tappe fondamentali per la maturazione della band che tutti noi oggi ammiriamo (benché spesso, troppo spesso a parer mio bersaglio di critiche e detrazioni).

Veniamo all’album: Dreamspace

Chi di voi conosce solo gli Stratovarius “moderni” potrebbe rimanere più che sorpreso dall’ascolto di questo full lenght. E’ infatti un album più cupo degli ultimi, più duro, meno melodico e profondamente psicologico, in cui Timo Tolkki ha riversato pensieri e paure, sogni e realtà, avvolgendo il tutto con un velo di gelida aria scandinava.

L’album è caratterizzato alcune canzoni di altissimo livello (che nessun amante della musica degli Stratovarius dovrebbe ignorare) come “Hold On To Your Dream”: ritmica particolare ed avvolgente, esecuzione tecnica impeccabile, batteria che diligentemente guida i ritmi di tutta la canzone e la voce di Tolkki che dimostra capacità di sicuro nascoste ai fan più “inesperti”. Altra canzone di assoluto valore è la titletrck “Dreamspace”, un turbine di dubbi e realtà più o meno concrete che getta Tolkki nella buia caverna della sua intimità… Una canzone profondamente sentita e dall’atmosfera unica ci presanta una fetta dell’anima di Tolkki davvero oscura e insospettabile. Ritmi slegati e impazziti, sonorità variegatissime si fondono insieme avvolte dall’oscurità per partorire questa stupenda song. Anche “Abyss” ci dà la possibilità di godere del power tanto melodico quanto gotico della band… Una patina d’angosia ed una di libertà ricoprono la track che si caratterizza per un ritmo particolare e per la sua atmosfera “notturna”. Trattando più in generale dell’album risalta subito la sua fluidità e compattezza, perché è davvero particolare come tutte le canzoni scorrano l’una dopo l’altra come figlie di un’unica madre. Un album che potrei azzardami a definire d’atmosfera surreale e dalla fortissima componente psicologica. Canzoni come la ballad “Tears Of Ice” lasciano il segno: una sottile malinconia viene accompagnata dall’innesto dell’oboe (dall’impatto sorprendende) di Sami Kuoppamaki. In una parola: emozionante. Anche l’immancabile stumentale “Atlantis” passeggia silente fra le altre canzoni portando con sè una certa tranquillità inquieta (passatemi l’ossimoro). Senza dubbio l’album ha i suoi punti deboli, specie in canzoni quali “Shattered”, davvero troppo insipida rispetto al resto dell’opera, e deluderà chi si aspetta la voce squillante di Kotipelto, o chi si apetta le cavalcate di chitarra e chorus super melodici. Ma chi di voi ha avuto modo di apprezzare la sensibilità di Tolkki rimarrà di sicuro affascinato da un album forse troppo dimenticato o forse mai veramente scoperto dal pubblico.
Un sound particolare e personalissimo, una label che non fa notizia come la Nuclear Blast, una tracklist che non annovera canzoni da hit, solo un piccolo quadro di emozioni fredde/caldo/fredde, un piccolo quadro di intimità per Timo Tolkki che mai come in quest’album ci apre la propria anima. Ma lo fa in punta di piedi, quasi in silenzio… In conclusione, un album che difficilmente piacerà ai fanatici di Hunting High And Low per intenderci, ma che lascerà sorpresi e soddisfatti tutti coloro che nel metal non cercano solo velocità e potenza, ma anche riflessione ed emozioni complesse… Io l’ho amato… voi, per favore, almeno ascoltatelo…!!!

Tracklist:

1. Chasing Shadows
2. 4th Reich
3. Eyes of the World
4. Hold on to Your Dream
5. Magic Carpet Ride
6. We Are the Future
7. Tears of Ice
8. Dreamspace
9. Reign of Terror

10. This Ice
11. Atlantis [instrumental]
12. Abyss
13. Shattered
14. Wings of Tomorrow

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