Recensione: Dreamtower
Un altro costoso disco di importazione (e pensare che mi bastava aspettare qualche settimana e la Frontiers l’avrebbe stampato…e con una bonus track!) che vale la pena di comprare. Ho amato subito il primo disco di Mark Boals intitolato “Ring Of Fire” (in realtà il secondo della sua carriera solista dopo “Ignition”) seguito poi dalla nascita di una band vera e propria con quel nome.
Il secondo disco “The Oracle” è stato praticamente 4 mesi nel mio lettore cd senza lasciar posto a nessun altro e in seguito il live in Giappone mi ha lasciata senza parole per la qualità del suono e dell’esecuzione.
Ora arriva “Dreamtower” che senza dubbio è il lavoro più maturo della band. Meno virtuosismi e più impatto sonoro, pezzi concreti, orecchiabili, diretti. Mark Boals sempre sopra le righe con una voce incredibile e un’interpretazione da urlo, Tony McAlpine (subentrato nel live a George Bellas e ora confermato) che sfodera ritmiche e assoli mai troppo invadenti ma che sono al servizio della band (eh si..dovrebbero imparare alcuni guitar-heroes), un Virgil Donati che picchia come un dannato (ma questa volta lascia stare la doppia cassa in parecchi brani) e Philip Bynoe al basso che garantisce una solida sezione ritmica. Discorso a parte è il tastierista Vitalij Kuprij che di recente ha lasciato la band, il suo lavoro su questo disco è come sempre superlativo, ma sembra che le tastiere non occupino un posto predominante come invece succedeva nei precedenti lavori della band. Il suo apporto è comunque fondamentale su questo disco con rifiniture degne dei migliori tastieristi metal (e intendo gente come Jens Johansson e Mats Olausson).Si parte alla grande con “My Deja-Vu” introdotta da un coro che ho canticchiato per giorni (secondo me la gente che mi vedeva urlare “My deja vuuuuu….” in auto mi prendeva per pazza) è un pezzo subito assimilabile, seguito a ruota dalla titletrack “Dreamtower” e “The pharaoh’s Curse”, “Refuge of the free” è una delle mie preferite ed è in effetti molto Ring Of Fire style. “Blue Sky” ha un testo molto bello e una parte vocale molto dolce, dopo troviamo la coinvolgente “Laputa” (no, non pensate male..non vuol dire nulla di osceno), veramente strana per i RoF ma con un bellissimo sound. “Until The End Of Time” è introdotta da un giro di piano tecnicamente ineccepibile di Kuprij, “System Utopia” è molto hard-rock e ha un bel groove (grazie anche a Mr.Tony MacAlpine). “Ghost Of America” è la seconda mia favorita grazie ad un bel testo e una bella melodia. “Invisible Man” vede un inizio di MacAlpine e Kuprij seguito da un intervento ritmico di Donati e Bynoe dove Boals tesse stupende ragnatele vocali (sono o non sono la poetessa delle recensioni?).
In “Make Believe” ritorna il piano di Kuprij e la voce di Boals ci fa sognare in un brano decisamente romantico come sonorità e intenzione.
“Murders by numbers” ritorna nel tipico sound Ring of Fire, aggressivo e di impatto. Chiude l’album la bella e strana “Tumescent Rhapsody” dove la tecnica della band è messa in evidenza con cambi di tempo e assoli al fulmicotone. In totale un album che dimostra la crescita di una band che spero avremo occasione di vedere in Italia prima o poi.
Mark Boals: voce
Tony MacAlpine: chitarra
Vitalij Kuprij:tastiere/piano
Philip Bynoe: basso
Virgil Donati: batteria
Tracklist:
1. My Deja-vu
2. Dreamtower
3. The Pharaoh’s Curse
4. Refuge Of The Free
5. Blue Sky
6. Laputa
7. Until the end of time
8. System Utopia
9. Ghost Of America
10. Invisible Man
11. Make Believe
12. Murders by numbers
13. Tumescent Rhapsody